Recensioni Piano meccanico

Piano meccanico di Kurt Vonnegut

«Un passo indietro, quando si è presa la strada sbagliata, è un passo nella direzione giusta.»

«La sua logica nera ci offre qualcosa su cui ridere, e molto di cui aver paura»The New York Times Book Review

In un futuro non troppo lontano, dopo una guerra che – ovviamente – è stata "l'ultima", l'America vive nel benessere grazie all'impiego massiccio della meccanizzazione. Le macchine hanno sostituito l'uomo in ogni lavoro manuale e la società è divisa in due. Da un lato tecnici e manager, che hanno imparato a produrre senza le maestranze richiamate sotto le armi. Dall'altro coloro che il basso quoziente d'intelligenza condannava a un lavoro manuale che ormai non esiste più. Il cittadino medio americano è solo uno scarto del processo industriale, un ozioso dal quale più nessuno si aspetta un gesto di ribellione. È il tecnocrate più giovane e promettente, Paul Proteus, il primo a ribellarsi alla civiltà delle macchine. Ma fallirà, perché l'uomo non può più fare a meno di loro. Il primo grande romanzo di Vonnegut è l'avvincente affresco di un mondo condannato anche da coloro che vorrebbero salvarlo: l'uomo non lo cambierà se prima non sarà riuscito a cambiare se stesso.

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