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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2021
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Tanta roba in una storia apparentemente "sempliciotta", un po' stile Stoner di J. Williams. Il libro dipinge un quadro crudo della società dell'epoca (Montana, anni 20/30 del secolo scorso), in cui indossare una maschera per apparire ciò che non si era o, se preferite, nascondere ciò che si era davvero, era necessario per non essere umiliati e perseguitati. Guai a non rispettare i codici di virilità imposti dalla cultura dominante. Attraverso i due fratelli Phil e George Burbank (ma anche attraverso gli altri coprotagonisti), Thomas Savage mette in luce la complessità dell'essere umano e la difficoltà (per non dire la vergogna) di esprimere la propria vera natura in un mondo che impone dei (patetici) limiti. La potenza del romanzo risiede nell'abilità dell'autore di infondere i suoi personaggi di vita e umanità, di passioni e di emozioni, di freddezza e di sete di vendetta; quella stessa vendetta che, come un piatto che va mangiato freddo, sfocia in tragedia non prima di aver fatto emergere pulsioni nascoste e represse. Insomma, un libro che affronta temi difficili e scomodi ma che riesce a farlo in modo delicato e profondo. Il potere...della scrittura di Thomas Savage!
Ci troviamo in un ranch nel Montana del 1924. George e Phil, fratelli, vivono insieme dividendosi il lavoro. George è un tipo taciturno, un brav'uomo. Philip invece è un tipo rude, incline a parlare sempre e solo del passato, soprattutto vive nel ricordo di Bronco Henry che gli ha insegnato molte cose della vita nel ranch. Un giorno George si innamora di Rose, vedova e madre di Peter, e decidono di sposarsi e andare a vivere nel ranch. Phil non la prende bene e cerca in tutti i modi di far impazzire Rose con piccoli dispetti esasperanti. Quando Peter torna dalle vacanze scolastiche intuisce cosa sta succedendo e decide di fare qualcosa. Ci sarebbe così tanto da dire su questo libro che non so esattamente da dove cominciare. Partiamo da George e Peter che da come Savage ce li presente pare abbiano una qualche forma di autismo, anche se diversa tra loro. Rose è la classica donna del periodo, sola e indifesa e che senza un uomo non è bene stare. Prima c'è stato suo marito, poi il figlio e ora George. Una donna che non ha saputo difendersi dalle angherie di Phil. E Phil secondo me è il vero protagonista del libro. Omosessuale represso da quel mondo, da quella società, da se stesso, si rispecchia in Bronco Henry, anche se lo considera al di sopra di tutti. Cerca di portare via Peter a Rose circuendolo, forse all'inizio per fare un dispetto a Rose, ma in un secondo momento sente che con lui può provare qualcosa di simile a ciò che ha provato per Bronco Henry e Peter gioca su questa cosa. E' un libro forte, profondo che porta inevitabilmente a riflettere su varie sfaccettature della vita, come appunto l'autismo, l'omofobia, l'alcolismo di cui Rose ne è vittima per sfuggire allo stress che la sola presenza di Phil le provoca. Non è un libro facile e ho trovato che il film è stato piuttosto fedele nel riportare su pellicola quest'opera. E' stata una lettura bellissima ed emozionante, ho amato anche la penna di Savage che non conoscevo. Sicuramente ne consiglio la lettura non solo agli amanti del genere western, ma anche per chi legge qualcosa di diverso, come me. Ogni tanto uscire dalla propria comfort zone ci fa scoprire dei veri capolavori.
Non so quanti arrivino dal film di Netflix, ma non dateci assolutamente peso: Il potere del cane di Savage è un piccolo gioiello riportato alla luce. Parte come un normale western, "vita dura dei cowboy* ecc, e invece le scoperte sono continue ed inaspettate. Peter, a primo sguardo un ragazzino timido ma con un sangue freddo invidiabile; Phil, uomo intelligente e capace, che ha da trasmettere più del semplice lavoro nel ranch, e infine George, inizialmente motore della storia, protagonista, il quale però rimane probabilmente totalmente ignaro di ogni sviluppo. Pazzesco ripeto.
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