Il Presidente è una riflessione sulla fine del potere e sull’inesorabile erodere dell’identità, un’opera che colpisce per la sua forza emotiva e intellettuale, un’opera che mi ha affascinato per la sua straordinaria capacità di fondere il ritratto psicologico con una tensione narrativa che mantiene il lettore costantemente coinvolto. La figura del protagonista, un ex presidente della Repubblica francese ormai ridotto a un relitto della sua grandezza, è esplorata con una profondità rara. La sua solitudine, il decadimento fisico e mentale, e la continua sensazione di essere sorvegliato pongono al centro una riflessione sulla vanità del potere e sulla fragilità dell’identità umana. Simenon, con la sua scrittura sobria ma intensa, crea un’atmosfera densa di inquietudine, dove ogni piccolo gesto e pensiero del presidente diventa simbolo di una lotta interiore. L’autore osserva con acume le dinamiche del potere, della memoria e della paura di essere dimenticati o traditi, conferendo al romanzo una straordinaria intensità psicologica. La tensione è alimentata dai ricordi e dalle ossessioni del protagonista, mantenendo il mistero attorno a ciò che veramente lo minaccia.
Il presidente
Era stato un uomo molto potente. Per molti, moltissimi anni. La sua carriera politica lo aveva portato a un passo dal diventare Presidente della Repubblica. Adesso, vecchio e malato, era una sorta di monumento vivente, e in tutte le redazioni dei giornali (di questo lui era certo) i "coccodrilli" dovevano essere già pronti da tempo. Eppure, da quando si era ritirato sulla costa normanna, dopo la caduta del suo ultimo governo e la sincope che lo aveva colpito, il presidente sapeva di essere strettamente sorvegliato. Non solo da quelli che lui chiamava i suoi cani da guardia - gli ispettori che si davano il cambio davanti a casa sua dietro preciso incarico del ministero degli Interni -, ma anche dall'infermiera che lo curava, dalla segretaria, e dal fedele autista. Gli stessi (e pure di questo era quasi certo) che frugavano con accanimento fra i suoi libri e le sue carte - soprattutto dal giorno in cui aveva detto a un giornalista di aver cominciato a scrivere le sue memorie "non ufficiali". Qualcuno, evidentemente, lo considerava ancora pericoloso. Ma chi? Magari uno che era stato, a venticinque anni, il suo timido, devoto segretario particolare, e che adesso stava per diventare primo ministro; uno che lui, l'anziano presidente, era certo di tenere in pugno: perché conservava, nascosta fra le pagine di un libro, una lettera, oltremodo compromettente. Era quella che tutti cercavano? O le sue minacciate memorie? Ma in fondo, poi, che importanza aveva ormai tutto questo?
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Edizione:2
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Anno edizione:2007
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Pietro 03 aprile 2025Potere, decadenza e memorie
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simoneabbafati 07 gennaio 2022il romanzo politico di Simenon
Uno dei romanzi più belli di Simenon, di genere politico: è la storia di Émile Beaufort, anziano statista ritiratosi a Les Ébergues, in una camera che descrive come “una cella monacale con i muri imbiancati a calce e il letto di ferro”. Ogni giorno aspetta, assistito da una segretaria, un ispettore di polizia, qualche medico per le visite di routine, ma soprattutto aspetta di tornare in scena. A Parigi, infatti, è in corso una complicata crisi di governo: il capo di Stato, Cournot, aveva consultato una dozzina di leader politici senza risultato, all’Eliseo era un susseguirsi di tentativi di costruire alleanze, formare finalmente un governo e avere una lista di ministri, ma poi all’ultimo tutto il castello di carte crollava. È l’immagine della crisi della Quarta Repubblica francese che si viveva al tempo della pubblicazione del libro: i partiti disordinati, il presidente impotente. Émile Beaufort attende che il suo ex fedelissimo, incaricato di formare il nuovo governo, lo vada a trovare per richiamarlo in politica e risolvere la crisi costituzionale. Alla fine, l’attesa sarà delusa e nessuno richiamerà il vecchio presidente. Nella realtà francese dell’epoca, invece, De Gaulle, ritiratosi nel 1953 dalla politica, torna al potere presentandosi come l’uomo che risolverà la crisi: forma un nuovo governo il cui programma è quello di redigere una nuova Costituzione in senso presidenziale, diventa nel 1959 il presidente eletto della Repubblica e cambia la Carta costituzionale nel 1962, in cui l’elezione sarà affidata direttamente al popolo.
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YMD 24 dicembre 2021
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