Il processo narra la storia di Josef K., un uomo di successo, che viene messo al corrente, un giorno qualsiasi e inaspettatamente che è in stato di arresto.. niente di straordinario si potrebbe pensare, se non per un piccolo dettaglio: il motivo è sconosciuto. Anche il signor K., come Gregor Samsa, il commesso viaggiatore trasformato in scarafaggio ne La metamorfosi, si trova improvvisamente, una mattina, a dover accettare un' assurda e ostile realtà che lo porterà giorno per giorno al logoramento. K. passerà dal voler combattere per scoprire i motivi del suo arresto, alla tormentata esistenza di un condannato che cerca di discolparsi..anche se non sa da cosa! Quella delineata da Kafka è una realtà estremamente negativa, sordida. Il protagonista si muove tra gente corrotta e viscida, assurdi tribunali. Il lettore è portato ad immedesimarsi in K. e così come il povero imputato, finisce per accettare la folle situazione in cui si viene a trovare come fosse un dato di fatto, non si chiede più quale possa essere l'accusa ma la si accetta impotenti. Almeno a me ha fatto quest'effetto. Mi sono sentita totalmente coinvolta e partecipe degli eventi. La lettura non è piacevole, mi spiego meglio, la sensazione che ho avuto nel leggerlo è stata di straniamento, ansia quasi e impotenza. E' un libro che mi ha coinvolta ma non è di certo una lettura facile nè leggera. Il processo è un libro cupo che, per le sensazioni che mi ha dato nel leggerlo, mi sento di associare a 1984 di George Orwell e a Gente di Dublino di James Joyce, in particolare per la sensazione di immobilità e impotenza che mi ha trasmesso. Lo stile è freddo ed essenziale, si tratta di un'analisi puntuale e disincantata del "marcio" del sistema burocratico e della società nella quale vive K.
Nessuno riuscirà mai a spiegare a Josef K. il motivo del processo che un'autorità giudiziaria incalzante ed enigmatica gli ha intentato. Nemmeno prima del tragico epilogo, quando il protagonista verrà giustiziato. Nel corso del romanzo i pochi spiragli che sembrano illuminare la realtà sono subito oscurati da una penombra che non si dilegua. Ma Josef K., nonostante l'angoscia della sua condizione di grottesca semilibertà vigilata, continua a condurre in una Praga sonnolenta e sinistra la sua esistenza illusoriamente normale, espiando la "colpa" di vivere. Pubblicato postumo nel 1925, "Il Processo" è uno dei testi più intensi di Kafka, un capolavoro che la critica ha cercato di definire dandone le più diverse spiegazioni: religiose, sociologiche, psicoanalitiche, esistenziali... Ma al di là delle formule interpretative, ciò che emerge da queste pagine è l'inquietante, ossessivo e immortale fascino di un'opera capitale nella letteratura del Novecento.
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Anno edizione:2025
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MATTEO VENDITTI 09 settembre 2010
"Qualcuno doveva aver calunniato Josef K. poiché senza che avesse fatto alcunché di male una mattina venne arrestato." E' così che ha inizio l'assurda vicenda, vicenda in cui, attraverso queste dense pagine, è praticamente impossibile non rimanere emotivamente coinvolti. L'impotenza di fronte ad un arresto inspiegabile e ad un Tribunale invisibile ed invalicabile devasta il protagonista, inaspettatamente, quando si rende conto di non sapere contro chi e cosa sta combattendo. Cerca aiuti a destra e a manca, cerca di capire il motivo della sua imputazione e di dimostrare la sua innocenza. Vanamente. Nulla da eccepire: Kafka è stato proprio abile (fin troppo, oserei dire) nel rendere un'atmosfera disturbante, misteriosa, inquietante. Più volte ho avuto l'impulso di prendere il libro e scaraventarlo contro il muro e di abbandonarlo per il nervosismo, ma poi ho deciso di resistere e di arrivare fino all'assurdo finale (che già conoscevo, a causa del retrocopertina Mondadori). Posso dire, ora, di aver fatto bene. E' uno di quei libri che ti sconvolgono, che ti portano a riflettere, che ti rimangono dentro. Menzione particolare va rivolta nei confronti del quinto e del nono capitolo: memorabili e stranianti. Un autore da approfondire, assolutamente.
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