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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2023
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Sono gli emarginati, i fuggitivi, le prostitute, i partigiani, i bambini, gli abitanti delle campagne i protagonisti delle vicende narrate. Persone che scappano o che vengono tenute ai margini sono accomunate da un approccio di rassegnazione di fronte alla condizione della propria esistenza. In quest’opera di Calvino non si pone la questione di un possibile riscatto dei protagonisti: l’importante è osservarli, seguirli negli atti di sopravvivenza che sono costretti a compiere. Di grande impatto il titolo, il cui significato l’autore svela all’interno dell’opera, lasciando ancora una volta il lettore senza parole.
Questa raccolta di racconti, di diverse tematiche, è costituita dai primi lavori in prosa di Italo Calvino, ben lontani quindi dai successivi con cui l’autore si rivelerà uno dei più grandi narratori italiani del XX secolo. Nel leggerli si riscontra subito un certo approccio primitivo alla scrittura, una ricerca stilistica ben lungi dall’essere perfezionata e una varietà di temi che fa pensare al fatto che le epoche di stesura devono essere state necessariamente ben diverse. Grosso modo queste prose, per lo più brevi, si possono far rientrare in tre filoni: il primo è attinente l’ambiente e la natura della sua regione, la Liguria, pervaso da venature poetiche, alcune più riuscite, altre meno, con una certa impronta bonaria che tende a mettere in risalto delle figure emblematiche, quasi sempre picaresche; il secondo è una serie di ricordi d’infanzia e il terzo, che è il migliore, attinge a piene mani all’esperienza vissuta nel corso della Resistenza, esperienza che darà i suoi frutti più riusciti con il romanzo Il sentiero dei nidi di ragno. La lettura rimane sempre agevole, perché Calvino non è uomo che si arrovella in percorsi tortuosi del ragionamento e nel caso specifico poi l’approfondimento è quasi sempre limitato, preferendo l’autore che sia la vicenda in sé narrata a proporre al lettore quesiti e dovute riflessioni, finendo così per coinvolgerlo direttamente. Per quanto ovvio, in trenta racconti ce ne sono di buoni e di altri meno riuscito, tanto è vero che nelle edizioni successive (questa è la prima) Calvino provvederà a stralciarne, Personalmente credo che quelli sulla Resistenza siano i migliori e che il più bello in assoluto sia quello che dà il nome all’intera raccolta, cioè Ultimo viene il corvo, una sorta di duello fra un soldato tedesco isolato e un ragazzo partigiano dalla mira infallibile. C’è da dire anche che non è possibile riscontrare in queste prose quella visione metaforica surreale dell’umanità che sarà il tratto dominante del “grande” Calvino e che questi lavori, se pur gradevoli, appaiono assai minori rispetto alla sua produzione, ma ciò non deve costituire motivo per non leggerli, perché rappresentano la testimonianza del percorso letterario di un autore che troverà alla fine uno stile, una struttura e una tematica che ancor oggi stupisce e appassiona.
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