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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2022
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Ho avuto l’incredibile opportunità di conoscere David Grossman lo scorso anno. All’epoca avevo letto solo il suo ‘Che tu sia per me il coltello’ ma il suo modo di parlare mi aveva talmente colpito che avevo deciso di recuperare alcune sue opere ed immergermi nella lettura. Questo è senza dubbio il suo romanzo che preferisco perché è veramente ben scritto ed interessante. Ci avvicina a una situazione che è molto distante dalla nostra realtà quotidiana perché ci porta in mezzo alla guerra del Kippur. Lo consiglio di cuore a tutti anche perché in questo libro viene raccontata una bellissima storia d’amore.
Una lettura interrotta e ripresa più volte. Una lettura a singhiozzi. Entrare nel vivo di una narrazione non lineare, di rimandi al passato in un presente incerto e lacerante che prospetta un futuro non roseo, richiede uno stato d’animo idoneo. Non lasciarsi travolgere da un flusso di pensieri confusi e preoccupanti richiede la dovuta concentrazione. Essere spettatori delle atrocità della guerra esige coraggio. I protagonisti di un ménage à trois si incontrano nel reparto di isolamento di un piccolo ospedale di Gerusalemme e si ritrovano, dopo diversi anni, in uno scenario ancor più atroce. Orah, reduce dalla separazione da Ilan, affronta un viaggio con Avram. Quel viaggio che aveva pianificato di compiere con il figlio Ofer, ora impegnato in un’incursione in Cisgiordania. Un viaggio vissuto con l’intento di proteggere il figlio dalla guerra, dai suoi presentimenti nefasti. Un viaggio in cui racconta di Ofer ad Avram, affinché questi, vero padre, conosca il figlio che non ha mai voluto conoscere. Un viaggio nel passato, nei ricordi, ma anche una fuga dal presente. Un viaggio incerto. Ofer: una donna forte ma fragile, determinata ma vacillante. Avram: un uomo lacerato nell’anima e nel corpo dalla guerra. Grossman descrive le più disparate sfaccettature dell’animo umano. Narra di un’amicizia che sfocia nell’amore, coesiste e si confonde con esso. Un autore ma, in primis, un padre che ha perso un figlio in guerra. Eppure rimandi espliciti alla morte sono rari. Nelle 780 pagine prevalgono sentimenti positivi: amicizia, amore, generosità, maternità, paternità, speranza, spirito di sacrificio, volontà di costruire.
Tutta la storia è filtrata attraverso gli occhi di Orah, donna e madre, protagonista assoluta del libro. Grossman la definisce attentamente in ogni particolare, nelle emozioni e nei pensieri ancor più che nell'aspetto fisico. La sua intera vita si gioca tra le vicende della guerra e l'infinito amore della donna per i suoi uomini e della madre per i suoi figli. Particolare la scelta di non distinguere - tramite le usuali virgolette - i dialoghi tra i personaggi rispetto al racconto, così che non ci sia distinzione tra la storia passata e la storia presente, in un continuum che lega il libro e i personaggi dalla prima all'ultima pagina.
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