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E’ un romanzo di formazione avvincente e profondo. Gli ultimi ragazzi del secolo sono quelli che vivono il cambiamento culturale che attraversa l’Italia negli anni ‘80, quando l’euforia per l’economia in espansione spazza via i valori della solidarietà e dell’impegno sociale e politico. Tra loro c’è Alessandro che, bambino, riceve un’educazione gioiosa e un po’ hippy e che si trova, adolescente, ad affrontare la crisi della famiglia e della società. Nella “Milano da bere”, tra ragazzi falcidiati dalla droga, Alessandro riesce a trovare i propri punti di riferimento e a diventare un giovane consapevole e adulto. Il suo percorso verso la maturità trova compimento in un viaggio nei territori dei Balcani devastati dalla guerra, dove, abbandonati gli iniziali propositi vacanzieri, il giovane sceglie la responsabilità della conoscenza.
Alessandro Bertante si racconta in questo romanzo mescolando due soglie temporali, quella della sua adoloscenza nella Milano brulicante degli Anni Ottanta tra Joy Division, droga e mode paninare e l'esperienza casuale che trasforma una normale vacanza nel mare della Croazia in un viaggio rischiosissimo verso Sarajevo e Mostar distrutte dalla guerra e ancora serrate dal coprifuoco. I protagonisti, finiscono in modo un po' sprovveduto a rischiare la vita per toccare con mano, invitati da un ragazzo locale, cosa è davvero successo con quella guerra. Da questo viaggio torneranno inevitabilmente cambiati. Il libro è stato selezionato nella cinquina del Premio Campiello 2016, classificandosi poi all'ultimo posto nella scelta della Giuria dei 300 lettori. L'ho trovato un po' presuntuoso, come se l'atteggiamento del lettore, mio coetaneo, dicesse: i veri anni 80, sono così, come li racconto io. Mah.
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