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Bellissimo romanzo, deliziosamente rinfrescante nella sua ferocia, colpisce spietatamente a 360 ° ma lo fa con una scrittura di una grazia e finezza incredibili. E' proprio impossibile non rimanere affascinati e catturati fin dalla prima pagina e confesso che non ho potuto fermarmi fino all'ultimo rigo, condotta per mano dall'Autore in un vortice di gironi infernali in cui il protagonista si aggira con l'incoscienza dell'innocente e la perfidia del complice a denti stretti; segue un produttore-mostro fino all'apoteosi del male e del nulla assoluto; umilia la sua cultura in una scuola privata dove le signore mamme della camorra "contano i capelli in testa" ai loro rampolli, e guai a chi ne torce uno; provoca risate omeriche in un assessorato ipotizzando che l'assessore si possa dimettere; culminando nel dissacrare, in un finale indimenticabile e grottesco, il mito della trasgressione maschile ; e infine, con autentica tenerezza, è "contento", perché esiste l'odore bellissimo della famiglia, sede e fonte di ogni ambiguità, causa di ogni rassegnazione e complicità, ma depositaria della speranza in un mondo nel quale bisogna pur vivere ogni giorno... Insomma un romanzo da non perdere assolutamente! Come napoletana, e come abitante dell'inferno di Napoli in questa generazione, mi sono ritrovata in questo romanzo come se l'Autore mi avesse spietatamente messo davanti uno specchio, uno specchio che non mostra quello che gli specchi normali fanno vedere, ma mostra il mondo intorno a noi e noi in esso. Allora, se la grande letteratura è capacità di creare cultura, cioè conoscenza della realtà - e di conseguenza, crea lo strumento per cambiarla, la realtà - questo libro è un grande libro, e questo scrittore è un GRANDE scrittore. Ma il romanzo non vive solo della realtà napoletana, al contrario Andrea Dell’Arti è bene il simbolo di una generazione sperduta e pur speranzosa, di una gioventù incantata dalla flessibilità e dal cambiamento - e vittima dell’ormai famoso “posto fesso”! - e inquieta perchè si gira da tutte le parti e non trova il suo posto nel mondo... E la scrittura è di prima classe, un capolavoro di intelligenza e freschezza di stile, veloce, sapiente, un indice di come sta cambiando la lingua in Italia tra le giovani generazioni, ma senza mai rinunciare all’eleganza e alla potenza espressiva cui l’Autore ci aveva abituato nei tre romanzi precedenti. E' un libro, crudele, tenero e delizioso, secondo finalista al Premio Città di Penne... e secondo me è il miglior romanzo pubblicato nel 2009.
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