Indice
Le prime pagine del romanzo
IL sole del tardo pomeriggio entrava dalla finestra della sua camera riflettendosi accecante sullo schermo del computer. Ma Justin non poteva alzarsi per chiudere le imposte perché era nel bel mezzo di un’epica battaglia contro un’intera unità militare. E stava vincendo.
Era un altro torrido giorno d’estate a Lufkin, in Texas, un altro intero giorno che Justin aveva trascorso in camera sua.
Il suo miglior amico, Chuy, praticamente il suo unico amico, era seduto sul letto e lo guardava giocare, incitandolo mentre abbatteva un soldato dopo l’altro.
Quando completò il livello, il disco fisso del computer ronzò. Justin stava masterizzando una copia del gioco per Emilio, il cugino di Chuy. Emilio lo pagava in contanti per avere copie pulite degli ultimi videogame purché non avessero codici di sicurezza o criptaggio. Non è che Justin fosse un genio del computer, aveva semplicemente capito come fare… e come venderle. La cosa si era rivelata un discreto modo di guadagnare soldi extra per un quattordicenne. E non doveva neanche uscire dalla sua camera.
Chuy si mise a saltare sul letto di Justin, aspettando impaziente che finisse.
«Sul serio, amico, perché ci mette tanto?»
«Ancora un paio di minuti. Rilassati.» Justin sparò una raffica di clic per rispondere al fuoco di un flusso continuo di soldati. I nemici virtuali emettevano grugniti e alzavano il pugno in aria oppure cadevano a terra.
Di solito giocava a quel videogioco con Kyle, il suo fratello maggiore. O, meglio, di solito perdeva regolarmente. Adesso, però, Kyle era un soldato vero e combatteva in Afghanistan, dall’altra parte del mondo. A volte Justin cercava di immaginarselo come uno di quei tizi, ma era un pensiero troppo strano. Non riusciva a figurarsi suo fratello che sparava a qualcuno.
Chuy si alzò e si mise a camminare avanti e indietro. Si passò una mano tra i corti capelli ricci e si tirò su i pantaloni.
«Amico, sembri un animale in gabbia. Dacci un taglio, non riesco a concentrarmi», disse Justin. Chuy aveva sempre tanta di quell’energia da non sapere come usarla. Si rimise a sedere sul bordo letto, muovendo nervosamente una gamba. Finalmente, il disco fisso smise di girare.
«Ecco fatto», mormorò Justin, premendo il tasto EJECT e tirando fuori il CD masterizzato. «Copia pulita. Niente codici, niente criptaggio. Non si mette fretta alla perfezione.»
Spazientito, Chuy fece per afferrare il dischetto dalla mano di Justin.
«Sì, sì, ho capito. Sei come il maestro ninja.»
«Proprio così.» Justin strinse il dischetto in modo che Chuy non potesse prenderlo. «Di’ a Emilio che per questo ne voglio duecento in più.»
Chuy sgranò gli occhi. «Eh, che hai detto? Non ho sentito bene.»
«Sta vendendo l’Assassin’s Creed che ho rippato io fino ad Austin. Penso che possa permettersi duecento testoni.» Lasciò il CD in mano a Chuy.
«Meglio non avere rogne con mio cugino. Fidati», replicò lui.
«Altri duecento o questo è l’ultimo.» Justin si girò di nuovo verso il computer e aspettò la risposta di Chuy che, sorprendentemente, non arrivò. Udì invece le molle del letto cigolare quando l’amico si alzò in tutta fretta.