Un delitto da dimenticare. I casi dell'ispettore Erlendur Sveinsson. Vol. 13

Un giallo che appartiene al passato giovanile di Erlendur, quando muoveva i primi passi nella polizia investigativa; ma qui in Italia è stato pubblicato nel 2016, dopo che abbiamo conosciuto il protagonista ormai in età avanzata e affermato commissario. Per me una conferma di quanto Erlendur e le atmosfere dell'Islanda abbiano fatto presa su di me: una trama piuttosto lineare, un buon intreccio, un finale che tutto sommato non stupisce, il mio giudizio in sintesi. Se dovessi basarmi soltanto su questi elementi, pure essenziali in un giallo, dovrei inserire il libro nella categoria delle letture dignitose, ma non imperdibili. Quello che però, a mio avviso, fa la differenza, è il carattere del protagonista, il suo senso di giustizia e la voglia di renderla a chi ne è ancora assetato. Chi meglio di lui può capire il rimpianto, il dubbio e le domande senza risposta: "Avrei potuto fare qualcosa? Avrei potuto indirizzare il destino su altre strade?" Quella voglia di capire, spiegare, anima lo stesso Erlendur, che sente il bisogno, non potendo fare altro, di dare almeno un "perché" e un "come". Qualche volta il perché è inconsistente, leggero come il caso, capace però di mutare in modo irresolubile la vita di qualcuno, di chi non torna e di chi resta. E' questa malinconia, che permane nonostante il caso sia chiuso, la cifra più importante dei gialli di Indridason e della personalità di Erlendur. Spiegare non allevia la pena, serve solo a far "quadrare i conti". Ma la vita non è mai un calcolo perfetto.

Un giallo che appartiene al passato giovanile di Erlendur, quando muoveva i primi passi nella polizia investigativa; ma qui in Italia è stato pubblicato nel 2016, dopo che abbiamo conosciuto il protagonista ormai in età avanzata e affermato commissario. Per me una conferma di quanto Erlendur e le atmosfere dell'Islanda abbiano fatto presa su di me: una trama piuttosto lineare, un buon intreccio, un finale che tutto sommato non stupisce, il mio giudizio in sintesi è molto positivo.

Il romanzo intreccia due indagini difficili: capire che cosa è successo a un uomo che lavorava nella base aerea americana è reso molto difficile dalla chiusura quasi totale dell'esercito americano rispetto alle indagini della polizia islandese. Capire che cosa è successo a una ragazza che è scomparsa venticinque anni prima è ovviamente reso difficile dal tempo che è passato, oltre che dalle varie menzogne che già in passato avevano impedito la soluzione del caso. L'aspetto interessante, che collega le difficoltà delle due indagini, è il pregiudizio nei confronti dei presunti "diversi". Se per Einstein siamo tutti della stessa razza, la razza umana, per il resto del mondo siamo tutti divisi in gruppi che devono tenere le distanze. Gli americano si ritengono superiori agli islandesi, che sono furibondi con gli americani che sfruttano le loro risorse come se fosse un loro diritto. La ragazza scomparsa per andare a scuola passava tutti i giorni vicino a un quartiere così degradato che dopo 25 anni chi ci abitava ancora si vergogna. Al tema del pregiudizio quindi si aggancia quello della vergogna: in seguito alle scomparse misteriose, per chi resta oltre al dolore c'è la vergogna.