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Anno edizione: 2011
Anno edizione: 2017
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L'incantesimo della buffa è il nono lavoro di Silvana Grasso. Ho amato fin dalle prime righe la storia che ci propone Silvana. Sin da subito, dalle primissime battute, ti accorgi che stai in Sicilia, dai termini che utilizza, dalle descrizioni, dagli odori che affiorano da questo libro pagina dopo pagina. Ho amato la fusione linguistica tra italiano e siciliano, e grazie ad essa sono riuscita a immedesimarmi perfettamente in ogni personaggio. I temi trattati sono importanti e per nulla leggeri. Sono sicura che non va alla ricerca dei termini perfetti, non cerca le frasi adatte, non teme di sbagliare; scrive e basta, e lo fa molto bene, al punto da emozionare, e questo non può che essere talento.
L’incantesimo della buffa è il nono lavoro di Silvana Grasso (Macchia di Giarre, Sicilia – 3 giugno 1952) edito da Marsilio Editore nel 2011. Ambientato a Roccazzelle, un paesino della Sicilia, narra le vicende del secondo dopoguerra di Gesù, diventato orfano dopo la morte della madre a causa di un cancro ghiandolare, e di Agostino, un giovanotto fuggito dal seminario e con un rimorso più grande di esso stesso, quello di aver ucciso, se pur indirettamente Giacomino, un bambino del seminario. Ho amato fin dalle prime righe la storia che ci propone Silvana. Sin da subito, dalle primissime battute, ti accorgi che stai in Sicilia, dai termini che utilizza, dalle descrizioni, dagli odori che affiorano da questo libro pagina dopo pagina. Ho amato la fusione linguistica tra italiano e siciliano, e grazie ad essa sono riuscita a immedesimarmi perfettamente in ogni personaggio. I temi trattati sono importanti e per nulla leggeri. Si parla della morte vista in Sicilia, di quanto sia importante qui da noi l’atto di chiudere le palpebre ad un morto. Si tocca il tema dei preti pedofili, di cui ho notato una grossa denuncia nel libro. Si parla dei disagi: quello mentale di Agostino che non riesce a darsi pace per essere scappato dal seminario senza portare con se il piccolo Giacomino, convinto che l’unico modo per pulirsi della sporcizia dell’anima sia il sacrificio corporale; e di quello fisico di Tea, una ragazzina cieca che accompagnerà Gesù per tutta la storia. Quando penso al modo in cui questa autrice scrive mi viene in mente un parto. Sono sicura che non va alla ricerca dei termini perfetti, non cerca le frasi adatte, non teme di sbagliare; scrive e basta, e lo fa molto bene, al punto da emozionare, e questo non può che essere talento.
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