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Anno edizione: 2009
Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2010
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Credo che tra tutti i libri della saga di Anita Blake, questo sia il più bello. Si sofferma sulla figura di Edward e sui compromessi a cui uno come lui deve giungere. Viene mostrato il lato umano di quella figura che fino a quel momento era stata solo accennata e vista a distanza. Si notano le similitudini con Anita, e tutti i tentativi che lei fa per distinguersi e per non considerarsi un mostro, nonostante ciò che compie. Come tutti i libri della Hamilton è scritto in modo da catturare il lettore dalla prima all'ultima riga. Davvero molto bello!
libro molto bello,il rapporto tra anite ed edward diventa più profondo e finalmente si scopre qualcosa in più edward.i personaggi di olaf e bernardo ben costruiti e mi piacciono molto,non vedo l'ora di rivedere olafe anita insiemeper vedere cosa succede...
Atmosfere esotiche per questa nona avventura della serie, prima della quale, cronologicamente parlando, bisogna leggere il racconto “The Girl Who Was infatuated with Death” (contenuto nell’antologia “Bite”). Come d’abitudine, il titolo si riferisce al nome di un locale di Albuquerque ed a quello della sua proprietaria, la vampira master della città del New Mexico, personificazione del coltello sacrificale azteco, la quale aiuterà Anita ad affrontare il cattivo di turno ed a fare chiarezza nella sua relazione con Jean-Claude (purtroppo l’unica comparsa dell’affascinante master di St. Louis è in sogno ad Anita). Ho apprezzato l’approfondimento dell’amicizia tra Anita ed Edward, la cui seconda vita viene messa in primo piano e approfondita dettagliatamente. Avvincente la descrizione dei due spettacoli che hanno luogo all’Obsidian Butterfly; un po’ deludente, per contro, e forse troppo portata per le lunghe la scena finale dello svelamento del mostro, anche se esilarante grazie ad Olaf, serial-killer psicopatico che ritroveremo in seguito con tanto di cotta per Anita :-D
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