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Anno edizione: 2020
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Questo romanzo ha rappresentato il mio primo approccio alla Oates, e devo dire che ne sono molto contenta. La trama potrebbe sembrare semplice e banale (una giovane avvicinata e corteggiata da un uomo più grande, potente e ricco), ma la descrizione degli stati d'animo rende tutto affascinante, e anche enormemente ambiguo. Infatti non si riesce a capire cosa realmente provi la protagonista, e si è trascinati insieme a lei in un vortice di piccoli avvenimenti che possono solo stravolgere una sedicenne, e far rabbrividire ed emozionare il lettore. Solo uno stile da grande scrittrice poteva dare questo effetto, dunque consiglio vivamente questo libro a chiunque si voglia avvicinare alla Oates, dato che sicuramente io approfondirò la sua penna dopo questo primo, entusiasmante incontro.
Con «A Fair Maiden» si assiste ad una deviazione dei percorsi tradizionali della Oates verso i giochi di falsi opposti umani, tipici ad esempio di Nabokov e di Kundera. La diciassettenne Katya non è però né una Lolita né una peep girl in erba. La sua estrazione sociale le permette di rovesciare rapidamente i ruoli nella sua relazione anomala con Marcus Kidder, quasi aggiornando la lezione hegeliana sulla dialettica servo-padrone. Non ha uno scopo preciso e non deve averlo: lei porta il caos, e non un diverso ordine delle cose. E proprio quando si rende conto di essere diventata il soggetto dominante, non usa il suo potere per dominare ma per donare pienezza a chi la pienezza non l'aveva mai conosciuta, per trasmettere forza ad un debole, «poiché l'amore è forza e non ci può essere forza senza amore» (p. 217). Se questa forza possiede anche delle componenti distruttive, non è colpa di Katya né di nessun altro: è solo l'eterna coppia di èros e thànatos che continua per la sua strada.
Recensioni
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