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Anno edizione: 1973
Anno edizione: 2013
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Il pellegrinaggio in Oriente (1932), il più perfetto dei romanzi brevi di Hesse e quasi lo stemma di tutta la sua opera, racconta un’esperienza unica e inaudita, che ha luogo, non a caso, in quel «periodo torbido, disperato, e tuttavia così fertile che seguì la prima guerra mondiale». Uniti in una misteriosa Lega, le cui regole paradossali e sapienti ripetono – riflesse nello specchio del Bund romantico – quelle di antichi gruppi iniziatici, uomini disparati si mettono in cammino verso una meta che non è un luogo ma una dimensione altra della realtà. Ricercatori del tao e della kundalini, silenziosi aiutanti, il pittore Paul Klee, lo stesso Hermann Hesse, che è il protagonista, e tanti altri personaggi partecipano a questo singolare viaggio che non ha certo inizio con loro ma è un incessante movimento che percorre il tempo da sempre, e in cui tutti i nomi della storia possono comparire quali momentanei compagni. Ma questo è solo il primo dei molti e conturbanti segreti che incontrerà il lettore nei meandri di una favola che insegna un nomadismo radicale da una realtà che ci è imposta verso un’altra, sfuggente, beffarda e piena di tranelli, che però poi si rivelano essere mezzi pedagogici di un violento svezzamento, usati per dissolvere le ultime, tenaci resistenze al viaggio senza ritorno verso Oriente. Non meraviglia – dato questo schema e la felicità con cui è sviluppato – che il piccolo libro sia stato riscoperto ed esaltato in questi ultimi anni da tanti che hanno sentito di soffocare nell’aria in cui erano nati.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Sono un appassionato di letteratura di viaggio e sono stato attratto da questo romanzo breve citato da molti autori come il precursore del genere. Purtroppo nel romanzo il viaggio finisce ancor prima di iniziare in quanto il pellegrinaggio in Oriente si rivela una ricerca interiore da parte del protagonista. La narrazione offre comunque diverse chiavi di lettura e diversi spunti: vista la pubblicazione risalente al 1932, suona profetico il passaggio in cui si parla di un 'mondo accecato dal denaro, dal numero e dal tempo' così come la citazione del poeta Novalis: 'Dove mai andiamo? Sempre a casa'.
Una Lega di sapienti asceti antica quanto il mondo e la coscienza frantumata dell'uomo moderno; l'Europa devastata dalla Grande Guerra e un viaggio in oriente, regno della luce e della fiaba, patria e giovinezza dell’anima, "il Dappertutto e l’In-Nessun-Luogo, l’unificazione di tutti i tempi"; la fede del giovane, la rottura dell'armonia e lo smarrimento dell'uomo maturo che ha perduto i propri ideali; la creazione dell'artista e l'inespimibilità di ciò che appartiene alla vita dello spirito. In questo breve romanzo si uniscono in una segreta alchimia la profonda liricità del frammento e, insieme, il respiro universale delle grandi opere di Hesse, tra tutte Il lupo della steppa e Il giuoco delle perle di vetro. E pur nel tono quasi fiabesco e denso di simboli il lettore troverà, insieme a un profondo senso di nostalgia, pagine di forte e dolorosa attualità.
Romanzo senza dubbio particolare e di interpretazione controversa, sia per i molteplici significati e simboli disseminati nelle varie pagine. Certamente come hanno detto molti c’è il tema del “viaggio”, così caro ad Hesse, come pure il richiamo all’Oriente, culla e madre di ogni vita spirituale. Io però nel libro di Hesse ho visto essenzialmente il trionfo del mondo della fantasia, che trascina gli artisti nelle loro creazione. Una fantasia travolgente che si espande nel tempo e nello spazio dove tutto e tutti vengono trascinati come da un flauto magico.. . Ma ciò che gli artisti creano diventa immortale più che l’autore stesso..<<i personaggi erano senza eccezione molto più vivi, più belli e più allegri e in certo modo più giusti e reali degli stessi poeti e creatori…>>. Ed ecco che l’autore vorrebbe far parte di questa “fantomatica” Lega che sembra riunire in sé artisti, pensatori, personaggi… e alla quale hanno appartenuto e tuttora appartengono tutti i più grandi, artisti e personaggi di fantasia e di realtà. Ma per un artista, ed è questo che Hesse continua a dire continuamente, non è facile descrivere la realtà perché essa sfugge, i particolari si dilatano e diventano inafferrabili. Così come è inafferrabile il mito dell’Oriente! Di un artista rimane il suo personaggio, che diventa un mito, in quanto racchiude in sé le caratteristiche della perfezione! L’uomo, ahimè, è imperfetto!! E così pure gli artisti!
Recensioni
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