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"Come è potuto succedere, Andrej? Che cosa ti ha fatto diventare questa cosa che sei?" La cosa è Andrej Cikatilo. È lui l'assassino che ha sconvolto la Russia per più di vent'anni. Cinquantasei vittime. Giovani, giovanissimi, bambini. Maschi, femmine. Corpi. Nient'altro. Corpi su cui accanirsi, con violenza. Corpi di cui fare scempio. Da abusare, finanche mangiare. Corpi non persone. Persone ai margini, sole, spesso bisognose, semplicemente sperse, numeri nelle grandi città sovietiche. Soggetti ideali per la caccia dell'assassino. Lui, Andrej, buon padre di famiglia, lavoratore, comunista della prima ora, rispettoso delle regole eppure "si può vivere accanto a una persona senza conoscerla". Chi è davvero Andrej Cikatilo? L'uomo grigio, che tutti ignorerebbero o l'assassino impietoso? Il folle che parla con il fratello morto, che si sente onnipotente nel decretare la fine di singole esistenze? È il 14 febbraio 1992 quando Andrej viene giustiziato. "Le persone, anche le più buone, sanno essere crudeli". Romanzo, biografia, 'Il giardino delle mosche' racconta il male. Le ossessioni di un uomo malato, a sua volta vittima, che perpetua l'orrore della morte. Analitico, attento, spiacevole nella scrittura quando è costretto a cedere alle descrizioni più raccapriccianti, Tarabbia cerca di dare un senso al male che alberga nel cuore dell'uomo.
Questa è la storia di un uomo, Andrej ?ikatilo, comunista convinto, lavoratore, padre di famiglia e killer di almeno 56 persone tra il 1978 e il 1990. Questo arco temporale coincide con gli anni del declino (e della fine) dell’Unione Sovietica. Il romanzo è incentrato, quasi interamente, su Andrej ?ikatilo, figura tormentata. L’autore ripercorre la sua vita lasciando che sia lui a raccontarcela: lo stile è autobiografico, il protagonista rincorre episodio su episodio, come se si trattasse di una confessione durante un interrogatorio (e, in effetti, lo è per davvero). Compaiono tutti i tratti salienti della sua vita: dalla nascita, nel 1936, alla Seconda Guerra Mondiale, con le umiliazioni che la miseria e la guerra portano sempre con sé; dall’adesione al Partito Comunista nel 1961, all’inizio del declino dell’Unione Sovietica. Proprio su quest’ultimo punto si focalizza l’autore. Infatti, si può scorgere quanto il binomio ?ikatilo-URSS prosegua in simbiosi, unito in un declino inesorabile.
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