Ho scelto questo libro per la mia tesi magistrale sul male, Ho amato lo stile dell'autore, la verità, l'intensità. Consigliatissimo a chi cerca letture impegnative e non banali.
Il giardino delle mosche
Il giardino delle mosche è un libro lirico e crudele allo stesso tempo: la storia di un'anima sbagliata, una meditazione sul potere e la sconfitta e, soprattutto, una discesa impietosa fino alle radici del Male.
Tra il 1978 e il 1990, mentre in Unione Sovietica il potere si scopriva fragile e una certa visione del mondo si avviava al tramonto, Andrej Čikatilo, marito e padre di famiglia, comunista convinto e lavoratore, mutilava e uccideva nei modi più orrendi almeno cinquantasei persone. Le sue vittime – bambini e ragazzi di entrambi i sessi, ma anche donne – avevano tutte una caratteristica comune: vivevano ai margini della società o non si sapevano adattare alle sue regole. Erano insomma simboli del fallimento dell'Idea comunista, sintomi dell'imminente crollo del Socialismo reale. Questo libro, sospeso tra romanzo e biografia, narra la storia di uno dei più feroci assassini del Novecento attraverso la visionaria, a tratti metafisica ricostruzione della confessione che egli rese in seguito all'arresto. E fa di più. Osa raccontare l'orrore e il fallimento in prima persona: Čikatilo, infatti, in questo libro dice «io». È lui stesso a farci entrare nella propria vita e nella propria testa, a raccontarci le sue pulsioni più segrete, le sue umiliazioni e ossessioni. Il giardino delle mosche è un libro lirico e crudele allo stesso tempo: la storia di un'anima sbagliata, una meditazione sul potere e la sconfitta e, soprattutto, una discesa impietosa fino alle radici del Male.
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Autore:
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Anno edizione:2023
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Robidv 08 novembre 2024Profondo, raro.
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ALBINA FIAMMA 05 giugno 2017
"Come è potuto succedere, Andrej? Che cosa ti ha fatto diventare questa cosa che sei?" La cosa è Andrej Cikatilo. È lui l'assassino che ha sconvolto la Russia per più di vent'anni. Cinquantasei vittime. Giovani, giovanissimi, bambini. Maschi, femmine. Corpi. Nient'altro. Corpi su cui accanirsi, con violenza. Corpi di cui fare scempio. Da abusare, finanche mangiare. Corpi non persone. Persone ai margini, sole, spesso bisognose, semplicemente sperse, numeri nelle grandi città sovietiche. Soggetti ideali per la caccia dell'assassino. Lui, Andrej, buon padre di famiglia, lavoratore, comunista della prima ora, rispettoso delle regole eppure "si può vivere accanto a una persona senza conoscerla". Chi è davvero Andrej Cikatilo? L'uomo grigio, che tutti ignorerebbero o l'assassino impietoso? Il folle che parla con il fratello morto, che si sente onnipotente nel decretare la fine di singole esistenze? È il 14 febbraio 1992 quando Andrej viene giustiziato. "Le persone, anche le più buone, sanno essere crudeli". Romanzo, biografia, 'Il giardino delle mosche' racconta il male. Le ossessioni di un uomo malato, a sua volta vittima, che perpetua l'orrore della morte. Analitico, attento, spiacevole nella scrittura quando è costretto a cedere alle descrizioni più raccapriccianti, Tarabbia cerca di dare un senso al male che alberga nel cuore dell'uomo.
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Questa è la storia di un uomo, Andrej ?ikatilo, comunista convinto, lavoratore, padre di famiglia e killer di almeno 56 persone tra il 1978 e il 1990. Questo arco temporale coincide con gli anni del declino (e della fine) dell’Unione Sovietica. Il romanzo è incentrato, quasi interamente, su Andrej ?ikatilo, figura tormentata. L’autore ripercorre la sua vita lasciando che sia lui a raccontarcela: lo stile è autobiografico, il protagonista rincorre episodio su episodio, come se si trattasse di una confessione durante un interrogatorio (e, in effetti, lo è per davvero). Compaiono tutti i tratti salienti della sua vita: dalla nascita, nel 1936, alla Seconda Guerra Mondiale, con le umiliazioni che la miseria e la guerra portano sempre con sé; dall’adesione al Partito Comunista nel 1961, all’inizio del declino dell’Unione Sovietica. Proprio su quest’ultimo punto si focalizza l’autore. Infatti, si può scorgere quanto il binomio ?ikatilo-URSS prosegua in simbiosi, unito in un declino inesorabile.
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