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Anno edizione: 2013
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Chi è il rigattiere all’uscita della più grande autostrada urbana d’Italia e cosa c’entra Marcel Duchamp con l’Urbe? Niccolò Bassetti e Sapo Matteucci, rispettivamente un esploratore urbano e uno scrittore, si sono occupati di spiegarcelo, attraverso un progetto con più sfaccettature, con più pieghe, con più chiavi di lettura. Il testo che state leggendo, o che avete appena terminato, altri non è che uno degli aspetti di questo personalissima visione ideata da Bassetti, Milanese trapiantato a Roma e che con la capitale ha aperto un conto mai del tutto saldato, ovvero cercare di capirne il senso, di carpirne il cuore, di incontrare scorci di bellezza paesaggistica che fossero in grado di tramutarsi in ‘veri stati d’animo’, come citava Frédéric Amiel. Bassetti ha così dato il la a un progetto che gli ha fatto indossare realmente la divisa da esploratore, facendogli percorrere la strada che da Piazza Venezia va al ‘Grande Raccordo Anulare’, nel tentativo di raggiungere un non luogo, o il luogo di promesse mancate, di agglomerati urbani che nascono spontanei all’ombra degli acquedotti eretti oltre duemila anni or sono; fra gli orti comunali e gli ‘ecomostri’ degli anni ’70. La prima piega è stata l’esplorazione a piedi o con mezzi pubblici di questo ‘infinito anello di Saturno’, come ama definirlo l’autore. Da li il progetto ha preso una forma poliedrica, come del resto lo stesso Calvino amava definire le sue ‘Città Invisibili’, testo fondamentale per capire il GRA. Dopo la lenta peregrinazione è arrivato il libro, che descrive con fare certosino e documentato ogni spostamento e incontro lungo le strade che costeggiano questa ‘muraglia immaginaria’ sotto forma di una lingua d’asfalto a volte a due, a volte a tre corsie. Poi il sito internet, che raccoglie le testimonianze, stralci del libro, le foto e le video interviste. Quindi la mostra di tutto il materiale raccolto e infine un film, firmato da Gianfranco Rosi, pluripremiato da critica e pubblico e vincitore nel 2013 del Leone D’oro al Festival del cinema di Venezia. Per adesso però accontentatevi del testo, per ora sfogliatelo, leggetelo, rileggetelo, soppesatene ciascuna descrizione, misurate le distanze, immergetevi in quel non luogo dell’Urbe che Nicolini, nemmeno troppo in maniera fantasiosa, identificò come il possibile futuro spartiacque fra il centro della città eterna e la sua periferia, vittima di una perenne e incessante espansione ormai sfuggita al potere centrale di una città che solamente in minima parte viene popolata all’interno del suo ventre storico.
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