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Sicura e irredimibile, cupa e assordante, a rintoccare sembra essere, a ogni passo dei Promessi sposi, come il rimbombo d'un suono cavo, la certezza fisica e metafisica del Male: quella di cui il Seicento di Manzoni (non certo quello di Galilei o di Caravaggio) sembra essere la più clamorosa e cogente, fastosa e trionfale dimostrazione. Qual è, infatti, la conclusione del romanzo? Una sconfitta secca, per Manzoni, del suo cattolicesimo democratico. Un'ulteriore preconizzazione della futura storia d'Italia. Dentro il sistema di don Abbondio... il vero vincitore di tutta la vicenda.
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