I promessi sposi - Alessandro Manzoni - copertina
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Letteratura: Italia
I promessi sposi
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Descrizione


«Certo, il cuore, chi gli dà retta, ha sempre qualche cosa da dire su quello che sarà. Ma che sa il cuore?»

La redazione definitiva dei Promessi sposi uscì tra il 1840 e il 1842. Un romanzo per più aspetti "scandaloso": in primo luogo per la lingua nuova in cui è scritto, mossa e varia come mosse e varie sono le occasioni della trama, cui il linguaggio si piega senza mai rompere la propria sostanziale unità. "Scandaloso" è poi tutto il romanzo, con la sua pretesa di far assurgere a protagonisti personaggi anonimi che da sempre la storia trascura e dimentica. "Scandaloso" infine, questo romanzo cattolico, anche per quella sua maniera di esaminare il mondo ecclesiastico senza indulgenze, di scoprire e rivelare il male anche nei conventi e di dimostrare che un prelato è davvero alto non quando ricopre un'alta carica o discende da una famiglia illustre, ma quando questi privilegi sono messi al servizio degli altri.
Introduzione di Gabriella Mezzanotte. Con un saggio di Italo Calvino.

Dettagli

10 novembre 2016
XXXV-661 p., Brossura
9788804672340

Valutazioni e recensioni

  • Anna
    Un romanzo rivoluzionario

    La celebre storia di Renzo e Lucia, dell’impedimento del loro matrimonio, della separazione e delle traversie che sono costretti ad affrontare, è spesso vittima di un’avversione che risale al primo incontro con essa durante il percorso scolastico; ed è un vero peccato, perché si tratta di una storia bellissima e avvincente, la cui lettura risulta piacevole e a tratti anche divertente. Manzoni ha dato alla luce un romanzo rivoluzionario innanzitutto perché racconta la storia di persone ordinarie, le cui vite si intrecciano in un racconto corale fatto di personaggi straordinariamente caratterizzati e dotati, in alcuni casi, di una complessità e di una modernità sorprendenti – mi riferisco, ad esempio, all’Innominato e alla monaca di Monza. Questo romanzo è rivoluzionario anche per la critica mossa dall’autore al mondo ecclesiastico e alle sue connivenze con il potere politico, alla cattiva gestione dei problemi sociali, economici e sanitari da parte di quest’ultimo; ma lo è soprattutto per la lingua utilizzata, in grado di riprodurre il parlato della povera gente e di elevarsi qualche pagina dopo verso vette di lirismo (come nel celebre “Addio ai monti” di Lucia), in un tempo in cui la norma linguistica italiana non era ancora definita. L’ironia di alcuni passaggi – Renzo che prova il suo discorso all’Azzeccagarbugli dimenando i capponi, don Abbondio che parlotta tra sé e sé per sfogare il suo vittimismo, le incomprensioni che nascono dallo scambio di lettere tra persone analfabete – aumenta la piacevolezza della lettura, le digressioni storiche non risultano mai noiose e le pagine sulla peste, che descrivono le condizioni in cui versava la città di Milano, sono così realistiche che sembra quasi di camminarci per quelle strade, e di sentire i campanelli e le urla dei monatti. Ed è proprio il piacere vero della lettura che, secondo me, andrebbe restituito agli studenti nel loro primo incontro con questo romanzo.

  • Roby86
    Bellissimo

    Libro letto qualche anno fa, una sola parola è indicata per questo romanzo:Bellissimo.

  • AlfMusirica
    Ancora attuale

    Contrariamente a quanto si possa pensare, i protagonisti de "I Promessi Sposi" non sono solo Renzo e Lucia. È un romanzo corale che parla dell'umanità e del rapporto di questa con Dio o, più in generale, con l'amore puro. L'avventurosa storia dei due promessi sposi fa solo da cornice all'enorme compendio di storie umane che si susseguono nel corso del romanzo, quasi fosse un'antologia legata dal filo rosso della vocazione, o del rifiuto, a far del bene. Oppressi, oppressori, ipocriti, frustrati, convertiti, benefattori, subdoli, saccenti e incompresi sono solo alcuni dei personaggi di cui si parla nell'opera di Manzoni. La giusta strada che un animo debba prendere è chiara all'autore, che mostra le conseguenze della cattiveria e della bontà, le ingiustizie causate da chi fa del male (o da chi, come donna Prassede, pretende di far del bene con presunzione e superficialità) e i premi destinati ai rigorosi o ai convertiti. È dunque, apertamente, anche un romanzo sulla speranza e sulla fiducia in Dio e nella sua provvidenza. Chiaramente, oggi tale messaggio risulta ingenuamente ottimista, ma va contestualizzato nella mente di un autore italiano ottocentesco. Fa storcere il naso anche l'esito del voto di castità di Lucia, risolto con perbenismo. Nonostante la tediosa prolissità di alcuni passaggi, lo stile narrativo è sempre accattivante, dotato di intelligente umorismo e con una struttura quasi cinematografica. Sotto alcuni aspetti è chiaramente un'opera figlia del suo tempo, ma sotto altri rimane più attuale che mai.

Conosci l'autore

Foto di Alessandro Manzoni

Alessandro Manzoni

1785, Milano

Sua madre Giulia Beccaria, figlia di Cesare, il famoso giurista e filosofo, aveva sposato controvoglia Pietro Manzoni, ricco possidente del lecchese, assai più anziano di lei; Alessandro nacque dopo due anni e mezzo di matrimonio, e probabilmente fu il frutto di una relazione adulterina con il più giovane dei fratelli Verri, Giovanni. Il matrimonio ebbe breve durata e nel 1795 Giulia andò a convivere con il conte Carlo Imbonati, con il quale si stabilì a Parigi. Intanto Alessandro riceveva la sua prima educazione nei collegi dei padri somaschi, a Merate, fino al 1796 e poi, fino al 1798, a Lugano; si trasferì quindi a Milano nel collegio dei Nobili, retto dai barnabiti e vi stette fino al 1801. Ebbe allora contatti con gli esuli politici e approfondì...

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