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Recensioni Qualcosa di scritto

Qualcosa di scritto di Emanuele Trevi
Recensioni: 4/5
SECONDO CLASSIFICATO PREMIO STREGA 2012 «Sono rarissimi, gli incontri che davvero, come si dice, lasciano un segno. Parlo di un segno indelebile - più una cicatrice o anche un'amputazione che un sistema di ricordi. La maggior parte delle persone che incontriamo, è triste dirlo, non determina in noi nessuna reazione profonda, meno che mai un cambiamento anche minimo. Saremmo perfettamente gli stessi senza averle mai conosciute. Ma questa deprimente regola non fa che rendere l'eccezione più pericolosa. Ci sono pur sempre degli individui che svolgono nella vita dei loro simili un ruolo che non saprei definire meglio che catastrofico». Roma, primi anni Novanta. Mentre i sogni del Novecento volgono a una fine inesorabile e Berlusconi si avvia a prendere il potere, uno scrittore trentenne cinico e ingenuo, sbadato e profondo assieme trova lavoro in un archivio, il Fondo Pier Paolo Pasolini. Su quel dedalo di carte racchiuso in un palazzone del quartiere Prati, regna una bisbetica Laura Betti sul viale del tramonto: ma l'incontro con la folle eroina di questo libro, sedicente eppure autentica erede spirituale del poeta friulano, equivale per il giovane a un incontro con Pasolini stesso, come se l'attrice di Teorema fosse plasmata, posseduta dalla sua presenza viva, dal suo itinerario privato di indefesso sperimentatore sessuale e dalla sua vicenda pubblica d'arte, eresia e provocazione. Qualcosa di scritto racconta la linea d'ombra di questo contagio e l'inevitabile congedo da esso - un congedo dall'adolescenza e da un'intera epoca; ma racconta anche un'altra vicenda, quella di un'iniziazione ai misteri, di un accesso ai più riposti ed eterni segreti della vita. Una storia nascosta in Petrolio, il romanzo incompiuto di Pasolini che vide la luce nel 1992 e che rivive qui in un'interpretazione radicale e illuminante. Una storia che condurrà il lettore per due volte in Grecia, alla sacra Eleusi: come guida, prima il grandioso libro postumo di Pier Paolo Pasolini, poi il disincanto della nostra epoca - in cui può tuttavia brillare ancora il paradossale lampo del mistero. )
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