Chalandon abbandona l’Irlanda dei suoi ultimi romanzi per confezionare uno splendido e tragico dramma in bilico tra la Francia e il Libano negli anni 80 ai tempi della guerra. Il giornalista e scrittore francese mette in scena l’impari lotta tra il folle sogno di mettere in scena l’Antigone di Anouilh sotto i bombardamenti di Beirut, fermando la guerra con la forza che solo il teatro può sprigionare, e la cieca crudeltà dell’odio che spreme gli uomini lasciandoli senza anima, senza scampo e senza speranza.
La quarta parete
«Vedi, Georges? La pace in teatro, la guerra tutto intorno.»
«Un'opera straordinaria che ci fa comprendere il Medio Oriente meglio di qualunque saggio. Sorj Chalandon segue la lunga e magnifica scia della voce degli autori che da Sofocle, Anouilh, Brecht sanno che creare significa talvolta riscrivere, attingere all'essenziale.» - Le Figaro
«Splendido e disperato, La quarta parete è il racconto di un'utopia e un inno alla fratellanza.» - Télérama
«La quarta parete racconta magistralmente la guerra, ma lascia un'impressione di pace. Quella del lettore che scopre un grande libro.» - Le Magazine Littéraire
«Raramente un romanzo ha fatto sentire così intensamente la drammaticità della guerra civile. Qui battono i cuori e tuona il mondo.» - Lire
Samuel Akunis, regista greco oppositore della dittatura dei colonnelli, ebreo sfuggito all'Olocausto, francese d'elezione, ha un sogno folle: portare l'Antigone di Anouilh tra le strade di Beirut straziate dai combattimenti. «Nata in Grecia, immaginata tra le mani del Reich o interpretata nella Parigi occupata, Antigone era di tutti i tempi. Della nostra attualità.» Ma ora Sam è troppo malato e chiede all'amico Georges di portare avanti il suo progetto. Con un passato da attivista nel movimento del Sessantotto parigino e di scontri anche violenti con gli studenti di estrema destra, Georges da tempo ha abbandonato la politica per dedicarsi al teatro. Adesso ha una famiglia, una figlia piccola, ma non può tirarsi indietro. Così, nel febbraio del 1982 parte per il Libano, dove tocca a lui mettere in scena l'Antigone. Per farlo si dovrà negoziare una tregua di due ore. La rappresentazione dovrà avvenire sulla linea di confine, le macerie faranno da scenografia. Gli attori sono scelti da ciascuna delle fazioni nemiche: Antigone sarà palestinese, Emone un druso, Creonte un cristiano maronita, le guardie sciite. Tutti insieme sul palcoscenico: perché se la guerra è una pazzia, anche la pace deve esserlo. Georges si trova a muoversi impreparato tra cecchini, posti di blocco, edifici crivellati di colpi; per la prima volta sente i rumori della guerra. Ma non rinuncia al sogno di Sam, che è diventato anche il suo. Finché, dopo essere stato testimone della violenza e della sofferenza, con il massacro perpetrato nei campi profughi di Sabra e Shatila anche lui avrà la sua parte nella tragedia.
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FABIO GADIA 03 marzo 2017
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