All’inizio della storia l’autrice ci presenta il padre delle ragazze, che nonostante il nome era italiano. La famiglia di Gustavo Adolfo Wieselberger viveva a Trieste dove verso il 1880 spirava aria mitteleuropea, in convivenza con l’irredentismo. Attraverso le vicende vissute da questa famiglia della buona società, alla quale l’autrice appartiene, possiamo conoscere tratti di un periodo storico carico di trasformazioni e della tragedia della Grande Guerra. Delle quattro sorelle tre si sposano, ma sono le donne a rimanere protagoniste. La famiglia si disperde per l’Italia e una delle “ragazze” arriva a stabilirsi ad Alessandria d’Egitto. Si tratta di una storia avvincente e scritta molto bene, che trovo preziosa per due motivi. Dimostra che popoli insediati in terre di confine possono convivere in pace, naturalmente bilingui e capaci di accettare le rispettive peculiarità. Dimostra che una “signorina di buona famiglia” alla quale non è stato insegnato più di quanto basta per fare buona figura in società può arrivare – se dispone di forza di carattere e una base di valori solida – a essere il sostegno principale di una famiglia, affrontando cambiamenti di ambiente e stile di vita.
Le quattro ragazze Wieselberger
Vincitore premio Strega 1976
In una incantevole Trieste fine Ottocento, vivificata dall'aria mitteleuropea e dalla bora dell'irredentismo, si muovono, aggraziate, e come consapevoli di un loro tragico destino, le quattro sorelle Wieselberger. Appartengono a una della buona società: la madre è una tranquilla signora, che si divide tra la casa di città, odorosa di cera e di pulito, e la grande casa di campagna, con giardino, orto e vigna; il padre è uno stimato musicista, che dirige con autorità affettuosa sia la famiglia che l'orchestra dei "dilettanti filarmonici". Narrando la loro storia, che è poi quella della sua ramificatissima famiglia, Fausta Cialente racconta mezzo secolo di storia. Integrando la memoria con la fantasia e cogliendo i nessi espliciti e sotterranei tra vita privata e pubblica, tra individuo e storia, «Le quattro ragazze Wieselberger», vincitore del Premio Strega nel 1976, porta a compiuta maturità umana ed espressiva l'attività di scrittrice svolta dalla Cialente nell'arco di quarant'anni e realizza il senso, più segreto e vero, della sua vocazione artistica.
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Anno edizione:2018
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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eager reader 08 gennaio 2025Dimostra che popoli insediati in terre di confine possono convivere in pace
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Wilma 02 gennaio 2025
Piacevolissima lettura, premio strega nel 1976. Il libro racconta la storia della famiglia partendo dalla fine dell'800 e poi attraverso la Grande Guerra, il ventennio fascista, la seconda guerra mondiale e il dopoguerra. La storia personale si intreccia con la Storia del novecento
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ormos 29 settembre 2022
Il libro è un commovente memoir, in forma di romanzo, in cui l'autrice ripercorre gli anni della stagione irredentista in Italia a cavallo tra ottocento e novecento, ricostruendo la vita delle "quattro ragazze", l'ultima delle quali - Elsa - diventerà sua madre. I primi capitoli dunque sono dedicati a quell'ambiente triestino ancora aristocratico ma già un po' decadente (la prima guerra mondiale incombe) in cui esse si muovono; poi la narrazione si fa in prima persona e incrocia le vite, i destini, le perdite dolorose dei propri cari: struggente sarà il racconto della morte della madre, tenuta fino agli ultimi istanti tra le mani. Della sua famiglia, quella della sua infanzia, non rimane nessuno (siamo già negli anni cinquanta), e a quel punto la riflessione diventa più intima: "avevo fatto il mio dovere, mi dicevo, li avevo amati tutti, e pianti fino all'ultimo, altro non mi restava che seguire, adesso ch'ero veramente sola, il più naturale dei miei impulsi, la fuga: andarmene, partire". E infatti Fausta segue la figlia fino in Kuwait: in quel paese "di cui si poteva dire senza timor d'esagerare che i suoi abitanti erano passati dal cammello alla cadillac" intravede la prospettiva di una vita che, pur senza rinnegare il passato, lo releghi al suo proprio ruolo - passato, appunto. Questo cielo e questo mare sono per Fausta una nuova pagina: "il golfo mi apparve invece subito bellissimo, d'un pallido color turchese, un colore squisito, e già vedevo l'acqua fremere e lambire delicatamente l'immensa riva piatta e sabbiosa". Libro di una delicatezza e intensità straordinaria, la Cialente autrice da riscoprire.
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