È quel che è. Poesie d'amore di paura di collera - Erich Fried - copertina
È quel che è. Poesie d'amore di paura di collera - Erich Fried - 2
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Letteratura: Austria
È quel che è. Poesie d'amore di paura di collera
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Descrizione


Il repertorio di Fried è ampio, comprende liriche d’amore, poesie comiche e divertissements, testi sulla natura, versi didattici. Analogamente, anche la sua ira – cioè il coraggio politico e civile – s’è raramente confusa con la politica spicciola né mai allineata ad una precisa corrente. Fried ha nutrito piuttosto l’indignazione del profeta e la sua coerenza è nata dallo sdegno del moralista e dall’insoddisfazione per l’immobilità e la stasi. Pur nella sobrietà del suo dettato, egli era di un’inesausta spontaneità, il giocoliere di una fantasia agglutinante: l’altra forma, si è detto, della necessità e del travaglio espressivi. La scuola della poesia moderna gli era in ogni caso ben nota: frequentò idealmente anche l’avanguardia (da Arp a Schwitters); conosceva a menadito gli inglesi, e si era fatto le ossa traducendo Th.S.Eliot, Dylan Thomas, Wilfred Owen, per non parlare di Shakespeare, di cui ha offerto la versione più coscienziosa ed esatta che ci sia data di leggere in tedesco.Dalla prefazione di Luigi Forte

Dettagli

1 gennaio 1997
XVIII-220 p.
Es ist was es ist
9788806599935

Valutazioni e recensioni

  • Mel
    Bellissimo

    Bellissimo e unico. Lo consiglio

  • Cristina Lenza

    Mi capita di imbattermi su internet in belle persone. Non so se lo siano anche nella vita reale, dove non ci sono filtri di alcun tipo a farci sembrare migliori, ma su internet indubbiamente lo sono. Gironzolando sul blog dell’ultima bella persona che ho trovato mi sono imbattuta, tra i tanti pensieri ben formulati e altrettanto scritti, in una foto che ritraeva una poesia. Io e la poesia non ci siamo mai piaciute. Abbiamo provato a fare amicizia fin dai tempi delle elementari, con “Valentino” di Pascoli e “5 maggio” di Manzoni da dover per forza imparare a memoria, con scarsi risultati; abbiamo poi continuato a frequentarci di malavoglia al liceo, con Dante, Leopardi e tutti gli altri loro colleghi, col risultato che più che alla poesia mi sono appassionata ai poeti: alle loro gobbe, ai loro padri morti ammazzati, alle donne che tanto desideravano, ai nomi delle case in cui sono nati. La poesia non fa per me, i poeti invece sì! L’unico che io sia mai riuscito ad amare almeno un po’ è Baudelaire, con le sue dipendenze e i suoi “Fiori del male”. Per il resto, ho apprezzato qualche poesia sparsa e niente di più. Sono quindi rimasta stupita quando, leggendo la poesia ritratta nella foto della bella persona, mi sia ritrovata a pensare: “Però, mica male!”. Oggi c’è il sole, esco di casa sorridendo e mi incammino. Attraverso Roma passeggiando lentamente, osservo tutto ciò che posso, forse anche ciò che in realtà non dovrei, finché non arrivo alla Feltrinelli di Viale Giulio Cesare. L’ho scoperta da poco, questa libreria, ed è diventata quasi subito una delle mie preferite! Non mi spaventano i sei chilometri di distanza che ci separano, anzi, lo reputo un pregio: standomi così lontana mi permette di passare per due parchi e di vedere di volta in volta qualcosa che altrimenti non vedrei. Oggi ho visto: una ragazza coi capelli blu; due bambine che, tenendosi per mano, mangiavano il gelato sorridendosi a vicenda; un bambino dalla pelle scura con gli occhi verde acqua; un cane razza Corgi e un pastore belga Malinois, che conoscevo solo di nome e mai avevo incontrato dal vivo! Impiego un po’ di tempo a trovare in libreria il reparto poesia, non lo frequento molto spesso. Del libro che cerco n’è rimasta solamente una copia, l’afferro e zampetto soddisfatta in cassa. Appena riemergo dalla libreria (è sotto terra!) tolgo la pellicola protettiva dal libro e inizio a leggere. Le poesie sono una più bella dell’altra, cammino col naso sprofondato tra le pagine, mentre il mio corpo decide senza prendersi il disturbo di comunicarmelo che la scelta migliore per non farmi morire investita è sicuramente quella di usare la metro. Non so come riesco a tornare a casa, so solo che non stacco gli occhi dalle pagine. Quindi grazie, bella persona di internet che nemmeno sai che esisto, perché mi hai fatto il regalo più grande: conoscere qualcosa che altrimenti mai avrei conosciuto. Un poeta tedesco arrabbiato e innamorato, con un cognome che, se tradotto in inglese, significa fritto. Come non amarlo!

  • Un bel libro di poesie di un autore che ho sempre apprezzato poiché urtilizza un scrittura immediata, anticonvenzionale e assolutamente non accademica. Pregio non da poco, considerato che la poesia troppo spesso, specie in Italia, diventa di maniera, oscura, staccata dal reale.

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Foto di Erich Fried

Erich Fried

(Vienna 1921 - Baden Baden 1988) scrittore austriaco. Nel 1938 lasciò l’Austria e si trasferì a Londra. In tutti i settori della sua produzione, F. affiancò l’impegno politico alla sperimentazione formale: è autore di numerosi volumi di poesie (parzialmente tradotti in italiano in antologie), nei quali si riallaccia al filone della lirica didascalica e politica, da H. Heine a H.M. Enzensberger (Germania, Deutschland, 1944; Contestazioni, Anfechtungen, 1967; Cento poesie senza patria, 100 Gedichte ohne Vaterland, 1978; Per chiarezza contro l’oblio, Um Klarheit, 1985; Esercizi di meraviglia. Poesie della collera e dell’amore, Vorübungen fur Wunder. Gedichte vom Zorn und von der Liebe, 1987), e di opere di narrativa (Figli e pazzi, Kinder und Narren, 1957, nt; Un soldato e una ragazza, Ein Soldat...

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