Quando una persona che soffre di disturbi alimentari si guarda allo specchio, quello che vede riflesso è solo la proiezione distorta e infima di una mente travagliata e lacerata da sentimenti avversi ed io, a mio malgrado, conosco molto bene cosa vuol dire. Le patologie legate ai disturbi alimentari sono tante e di svariata natura, ma il comune denominatore di queste è sempre lo stesso: il rifiuto di ciò che si è e la ricerca di un'immagine che non ci appartiene. Leggere questo libro è stato come riaprire una vecchia ferita chiusa in malo modo che ogni tanto, con il cambiare del tempo, si fa sentire con un po’di fastidio. Francesca Leva racconta quella che è stata la sua esperienza durante la malattia e di come, con molta fatica, ne è venuta fuori salvando sé stessa e quindi dandosi la possibilità di potersi accettare. Chi come lei ha deciso di non darla vinta all’anoressia, ha bisogno di leggere e ascoltare storie come queste, per trovare un supporto laddove non vi sia una persona che possa capire cosa vuol dire avere paura di ingerire la qualsiasi. Francesca Leva narra le vicende del suo percorso utilizzando uno stile prosaico tendenzialmente poetico, offrendo un rimarcato legame a quel sentimento di dannazione e frustrazione tipico di chi si trova all’apice della propria distruzione. Quel Che Resta Di Noi consta di sole ben ottantacinque pagine tanto intense quanto struggenti. Inoltre, a parer mio, dovrebbe essere distribuito nelle scuole, poiché la nuova generazione, ancor più delle precedenti, tende a emulare e rincorrere stereotipi che hanno il solo scopo di indurre i ragazzi (di qualsiasi sesso) ad incorrere in patologie legate per l'appunto a disturbi alimentari di vario genere. Consigliato!
