Una storia coinvolgente e struggente. Ti avvolge nel clima familiare del Cantuccio e, al contempo, colpisce duro, mettendoti faccia a faccia con la brutalità della Seconda guerra mondiale e degli anni di piombo. I personaggi prendono vita pagina dopo pagina; le loro esistenze si intrecciano alla Storia, ci rivelano le loro sofferenze, le fragilità, gli ideali e la loro forza, portandoci a riflettere su noi stessi e i tempi che stiamo vivendo. Non ho l'abitudine di sottolineare i romanzi, ma in questo caso avrei voluto farlo. Complimenti all'autrice!
Le querce non fanno limoni
Le querce non fanno limoni è un romanzo storico, sì. Ma è anche un romanzo dell’esistenza, un romanzo che si interroga su cosa voglia dire resistere: all’ingiustizia, al disincanto, al dolore, al tempo. E lo fa con una scrittura insieme colta e piena di umanità, che accoglie ogni personaggio come fosse una storia vera, da proteggere. Perché una vita felice significa aver combattuto.
«L'amore e la rivoluzione son fatti della stessa materia: passione, urgenza, sacrificio. Ma vanno curati, concimati, e ascoltati. Sennò ti scoppiano in mano.»
Le querce non fanno limoni è un romanzo epico, intimo e corale che attraversa cinquant’anni di storia italiana, tra la Seconda guerra mondiale e gli anni di piombo. Una storia di Resistenza, di passioni, di famiglie scucite e ricucite, di lotte che lasciano cicatrici, ma anche la forza di stare in piedi. Protagonista è Delia, ex partigiana, donna indimenticabile che affronta la guerra, l’amore e la perdita costruendo – pietra su pietra, voce dopo voce – un luogo reale e simbolico: il Cantuccio, rifugio concreto e ideale, spazio di condivisione, speranza e memoria. Attorno a lei e dopo di lei si muovono Irma, Mauro, Angela, Carlo, Sandro, Lettèria, Gigione e molti altri, personaggi vividi che si intrecciano in una narrazione tessuta come un arazzo di voci, dialetti, cicatrici e sogni. Ambientato tra Firenze e Campi Bisenzio, ""Le querce non fanno limoni"" dà corpo alla Storia con la “s” maiuscola – le torture a Villa Triste, la Liberazione, la strage di piazza Fontana, le contraddizioni della sinistra extraparlamentare – ma la filtra attraverso i gesti quotidiani, i silenzi, le pentole sul fuoco, le parole non dette. Ogni pagina è intrisa di una lingua viva che alterna lirismo e parlato popolare, una lingua che canta, piange, resiste. È un romanzo sull’eredità – politica, affettiva, ideologica. Sul modo in cui la memoria passa, si nasconde, si rivela. E sul coraggio di non farsi travolgere dal passato, ma di comprenderlo per poter andare avanti.
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Anno edizione:2025
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Vane 12 agosto 2025Avvincente ed emozionante: consigliatissimo
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Violet74 13 luglio 2025Bello!
Due storie si alternano in questo romanzo, due vite distanti svariati anni ma intrecciate tra loro. Davvero bello!
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