Di Nagel mi sono piaciuti i saggi sulla morte e sulla assurdità, mi rilassa chi sa prendere questi due temi strazianti con il doveroso distacco e buon umore, e per certi tratti mi ha ricordato Manlio Sgalambro, quel bel tipaccio di Sgalambro. Mi ha convinto meno la sua posizione debole verso la responsabilità morale, mi è suonata un po’ come il teologico “non possiamo non essere peccatori”, però se è certamente vero che molto di quel che accade è al di fuori del nostro controllo, è altrettanto vero che c’è una piccola parte che invece ricade eccome nel nostro controllo: per me il discorso morale riguarda esclusivamente questa parte che è appunto una piccola parte ma non è nessuna parte.
Questioni mortali
Questioni mortali raccoglie gli interventi più incisivi di Thomas Nagel – uno dei massimi esponenti della filosofia analitica statunitense – sui dilemmi fondamentali che interessano il senso, la natura e il valore dell'esistenza umana. La gamma dei temi affrontati è ampia e ricca di implicazioni concrete: dalla vita privata a quella pubblica; dai grandi quesiti di metafisica, filosofia della mente e teoria della conoscenza ai rapporti tra biologia e etica; dai nostri atteggiamenti nei confronti della morte e dei comportamenti sessuali fino all'ingiustizia sociale, alla guerra e al potere. Filo conduttore del pensiero di Nagel è il continuo riemergere delle domande di fondo sul valore, il significato, il fine e la fine della vita mortale. Interrogativi affascinanti e insieme angoscianti, a cui è impossibile rispondere in maniera univoca, se non cadendo nell'illusione o nell'indifferenza. Come argomenta il noto saggio «Che effetto fa essere un pipistrello?», le teorie materialiste sul funzionamento del pensiero umano trascurano l'elemento della coscienza: la percezione della nostra realtà di essere umani. Gran parte delle difficoltà che incontriamo in vita dipende da una concezione limitata o erronea dell'identità e della libertà personali. Discutendo impostazioni etiche differenti – l'utilitarismo, l'intuizionismo, la teoria libertaria dei diritti e quella della giustizia di Rawls –, questi saggi propongono di incorporare i risultati teorici della ricerca filosofica nel contesto della conoscenza di sé. La consapevolezza, teorica e pratica, dell'inevitabile tensione fra i nostri impegni etici e la varietà di punti di vista possibili sul mondo e su noi stessi – tra giustizia e giustezza – è l'unica via per orientarsi fra quelle che per la nostra società sono letteralmente questioni «di vita o di morte».
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