I racconti del Necronomicon

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L'orrore di Lovecraft, il suo senso della paura, può sembrare pittoresco, ad una prima occhiata, per la descrizione colorita e variegata di creature, aliene, primordiali o di divinità epicuree, che esulano dalla visione antropomorfica alla quale siamo abituati; ma sta qui il vero senso, la pura essenza della sua paura: la paura di ciò che non conosciamo, di ciò che è talmente estraneo a noi da non poterlo nemmeno definire né descrivere, se non con l'uso di termini un po' altisonanti, come "blasfemo" o "volgare" o "contorto", termini che però risultano funzionali per ciò che si vorrebbe esprimere ma che non si può. E la reazione a questi orrori, nei racconti e nei romanzi di Lovecraft, sono di quanto più umano si possa immaginare: o ci si lascia andare alla follia, o si muore, o si tiene la testa nascosta sotto la sabbia, fingendo che tutto ciò non esista, o mettendosi al servizio di queste forze primordiali, in un tentativo di esorcizzare la paura mettendosi al suo servizio, o gettandosi a capofitto nel turbine di questi orrori per poter sondarli, anche a costo di grandi sacrifici. Questa raccolta di racconti, edita da Fanucci, dà una buona introduzione a chi, come me, era ancora a digiuno di questo autore.