Uno psicothriller in piena regola, questo sceglie l'autrice per il suo esordio da narratrice...e sceglie magnificamente. Se le prime pagine non sono risultate proprio di lettura agevole (il registro alto, ricco di aggettivazione e ridondanze, e l'uso di strutture linguistiche complesse, uniti alla non linearità propria del genere letterario prescelto, hanno occasionalmente richiesto di "tornare indietro" per comprendere lo snodarsi della vicenda), l'attenzione viene ben presto catturata dalla struttura a cerchi concentrici, in cui nessun elemento diventa mai superfluo o superato da altri nello sviluppo della trama. Allora, quando anche quell'iniziale ridondanza si allinea, piano piano ma inesorabilmente, al mix estroso, ma sempre documentato, di suggestioni, riflessioni e deduzioni, l'attenzione viene catturata definitivamente; confortata dal progressivo diradarsi dei misteri di ambientazione boreale, e per questo quasi eterea; e dalla progressiva convinzione di "aver capito"...che un finale delicato e insieme traumatico, anche per chi si professava, nella storia, esperto dei misteri della mente, ha invece il potere di smontare proprio nelle ultime righe, lasciando un retrogusto di dubbio, sia pur lieve, come in fondo accade sempre nelle vicende umane più drammatiche e complesse.
