Un romanzo che fa del dramma il suo filo conduttore. Una storia che contiene un orrore senza nome, a metà strada fra realtà e immaginazione, fra verità e leggenda. Nicola Lombardi ha messo nero su bianco la tragedia di un paese assieme a quella solo apparentemente più piccola di una famiglia. Accanto allo sgretolamento di un esercito in rotta dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 c'è quello di una famiglia, della famiglia di Michele che torna dal fronte. C'è la scomparsa di un bambino e ci sono segreti troppo grandi, troppo oscuri per essere rivelati. È uno stile che trasuda dolore, quello di Nicola Lombardi. È una scrittura che taglia, che lascia il segno. Che ci serve l'angoscia nella sua forma più cupa. Il lettore non potrà sfuggire all'orrore che si muove ai margini di ciò che accade. Il lettore sarà braccato da una verità che si dipana lentamente, tassello dopo tassello, fino a che quella che prima sembrava solo una metafora, adesso si mostra in tutto il suo orrore. Questo e altro è I ragni zingari di Nicola Lombardi. Un romanzo di sofferenza che, nell'atmosfera buia e di distruzione di un paese in guerra, ci narra una storia ancora più buia, dove non c'è posto per la redenzione. Né per la salvezza.
I ragni zingari
9 settembre 1943. Il maresciallo Badoglio ha firmato l'armistizio e Michele ritorna dal fronte, dall'Albania, portandosi appresso ricordi di morte e una ferita alla tempia. Nella sua vecchia casa in campagna lo aspettano i suoi: la madre, la sorella Adele, l'anziano nonno e lo strano zio Berto. Ma non c'è Marco, l'adorato fratellino: è sparito da tre giorni, e nessuno sa che fine abbia fatto. E anche la sua famiglia non è più la stessa (o forse è lui a non riconoscerla più?), stravolta dalla paura. Non soltanto quella di una guerra logorante, tutt'altro che terminata - trasferita anzi contro nemici già in casa. Ai margini del campo visivo, c'è qualcos'altro.
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Anno edizione:2010
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