Ok, dopo aver letto questo libro vorrete leggere altro di ciò che Walter Tevis ha scritto. La storia è trascinante: anche se non sapete come si gioca a scacchi l'autore riuscirà a condurvi con grande lievità dall'inizio alla fine del libro, facendovi attivamente partecipi dei tormenti della protagonista ragazza prodigio, delle sue sconfitte e delle sue sofferenze. Se siete appassionati degli scacchi un motivo in più per leggerlo: Walter Tevis in questo libro ha inventato il moderno gergo scacchistico, come ne Il colore dei soldi ha inventato il moderno linguaggio del gioco del biliardo.
La regina degli scacchi
A otto anni, Beth Harmon sembra destinata a un'esistenza squallida come l'orfanotrofio in cui è rinchiusa: sola, timida, bruttina, dipendente dai farmaci, terrorizzata da un mondo che non capisce e che non fa nulla per capirla. Finché un giorno si trova davanti una scacchiera. Gli scacchi diventano per lei non soltanto un sollievo, ma anche una speranza: schemi di gioco come la Difesa Siciliana e il Gambetto di Donna ("The Queen's Gambit" è proprio il titolo originale di questo romanzo) sono le armi con cui comincia a farsi prodigiosamente strada nei tornei e nella vita. Ma se da una parte la sua precoce ascesa all'olimpo scacchistico la porta ad affrontare, a soli diciassette anni, il campione mondiale, la maestria di giocatrice non basta a liberarla dalla paura, dalla solitudine e dalle tendenze autodistruttive.
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Autore:
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Anno edizione:2014
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Formato:Tascabile
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Il romanzo migliore di Walter Tevis, secondo la mia opinione. Delicato e introspettivo. Avvincente, come non pensavo potesse essere un libro sugli scacchi. Perché insieme agli scacchi, c'è anche il personaggio complesso di Beth, che lotta contro se stessa e contro un mondo che fatica ad accettarla come giocatrice, che si ostina a vederla solo come una donna. Un mondo infimo e pieno di insidie. Un mondo dove Beth è però ben determinata a incidere la sua storia.
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E' una storia che scorre lieve, una storia piena di sofferenze e riscatti morali, vicissitudini personali e schermaglie psicologico-scacchistiche che nulla hanno da invidiare a quanto ho letto sul genere: da Zweig a Nabokov, da Pontiggia a Maurensig. E' una storia che coinvolge e trascina come la cieca determinazione della piccola protagonista. Una storia che non ha il merito di approdare a lidi diversi dall'aspettative iniziali, non si dipana come una partita di scacchi ignota e non ci sono colpi di scena né sorprese come quelle vere che ritrovi sulle riviste specializzate. Ha in comune con queste, se si può azzardare il parallelo, solo il"lieto fine" contrassegnato a priori dal risultato di solito evidenziato a fianco dei contendenti. Ma non è scontata e incalza e rapisce sottraendo piacevolmente ore di sonno. Una storia dove l'autore e l'io narrante si astengono sapientemente dal manifestarsi. Ma ci sono eccome! E' il primo libro che leggo Tevis Walter. Non sarà l'ultimo. L'immediata sensazione è di non avere tra le mani un libro di "alta letteratura". Non ci si trovano massime di vita, o estetismi linguistici di cui godere e le tematiche sono abbozzate e scarne se si eccettuano quelle essenziali alla vicenda e al genere: gli scacchi e il contrastato cammino verso la vittoria che richiamano tanto cinema anni ottanta visto e rivisto in tutte le sue varianti; non ci si sofferma su di una pagina perché non c'è di che godere, dicevo, e perché il richiamo della successiva è grande. C'è un angolo visuale che proietta il lettore nella vicenda e lo incatena fino alle ultime pagine. Quando lo si è letto quella vicenda non sfuma come un romanzetto di serie B. Le sue impronte restano impresse e la tensione emotiva resta a lungo e ci si interroga su cosa, in realtà, sia l'alta letteratura. Questo, per me, è già tanto, forse il massimo che posso chiedere a un libro.
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