Requiem for the Indifferent

Questo album mantiene grossomodo analterara la formula vincente degli album precedenti, ma proprio per questo non offre spunti nuovi, non c'è progresso. Le poche divagazioni provengono direttamente dalla recente esperienza di Mark Jensen (e soci...) con l'altra sua creatura, i Mayan, da cui si è attinto per le parti dure. In definitiva nostri olandesi, così come avviene in cucina, hanno seguito alla lettera la ricetta, ed ovviamente la ciambella è venuta col buco, ma non hanno applicato quel tocco in più per rendere la pietanza più buona, più gustosa e soprattutto "fresca", in modo da non lasciare la sensazione di un sapore simile a quanto già sentito. In quest'album ci sono gli Epica all'ennesima potenza, nel senso che ogni elemento che ha sin qui caratterizzato la proposta musicale dei nostri, è presente ed esaltato come non mai. Il problema (che toglie una stella rispetto al voto massimo) non è tanto quello che c'è in questo disco, ma quello che NON c'è. Il symphonic metal è già di per sè un genere abbastanza statico e ripetitivo, se non si inserisce qualche elemento nuovo, fresco e distintivo tra i vari album si rischia di diventare i cloni di se stessi. L'evoluzione (necessaria!) intrapresa dai Nightwish e dai Whitin Temptation è li a dimostrarlo. Si nota comunque la maturità raggiunta dai musicisti, soprattutto dalla stupenda Simone Simmons, più consapevole e sicura: canta splendidamente.