Devo ammettere che tanto mi attendevo da questo libro, in considerazione anche del fatto che l’autrice, con un altro romanzo, si è aggiudicata il premio Strega 2018; tanto mi attendevo, forse troppo, e quindi la delusione è stata cocente. Eppure il tema in argomento è interessante, quel ritorno al passato agli epici scontri di Montecassino, che videro impegnate, fra gli alleati, molte nazionalità, dagli inglesi e gli americani, ai polacchi, ai magrebini, perfino ai maori e molte altre ancora, con un rientro al presente, a una ordinarietà che stride con la tragedia di quel 1944 del fronte italiano. Sono tanti gli episodi, tanti i personaggi, tante e troppe le parole, con digressioni non di rado fuori luogo e che mi hanno sconcertato Si tratta di un’opera per certi aspetti squilibrata, con parti che avrebbe meritato maggiore attenzione, un più attento approfondimento e altre invece in cui l’autrice si avvita in riflessioni di poco conto. E poi ho riscontrato, nella scrittura, quella pedanteria e grevità che è propria di non pochi autori dell’est, elementi che di certo non portano acqua al mulino dell’opera e anzi finiscono lentamente con affondarla. L’’impegno c’è, non lo nego, ma ahimè i risultati sono modesti, anche perché probabilmente chi scrive non ha ben chiaro ciò che intende trasmettere, oppure è perfettamente cosciente della sostanza del suo messaggio, ma è incapace di renderlo compiutamente intellegibile al lettore. E’ un peccato, e aggiungo che la pochezza dell’opera non mi invoglia certo a consigliarne la lettura, perché sull’argomento della guerra, dei nostri rapporti con quel trascorso drammatico che rivive nei ricordi di chi vi ha partecipato c’è molto di meglio in letteratura e ben più meritevole di attenzione. Sarà forse brava la Janeczek, ma francamente a me non è piaciuta, almeno in questo romanzo. Mi riprometto, comunque, di leggere qualche altro di suo, con la speranza di poter capovolgere il mio attuale giudizio.
Le rondini di Montecassino. Nuova ediz.
Dall'autrice di La ragazza con la Leica, Premio Strega 2018
«Helena Janeczek scrive un romanzo potentissimo... Montecassino diviene la guerra di tutti, il luogo da cui tutti veniamo» - Roberto Saviano, la Repubblica
Montecassino, 1944. Per quattro mesi gli alleati tentano di sfondare le linee tedesche. Su quel fronte terribile non sono impegnati solo americani e inglesi, ma anche truppe di altri continenti che il vortice della guerra mondiale ha risputato in Ciociaria: indiani, nepalesi, magrebini e persino un battaglione di maori della Nuova Zelanda. Ci sono i polacchi, un esercito di ex deportati del Gulag che combattono in terra straniera per la libertà da Stalin e da Hitler. Fanno parte di quella strana compagine anche un migliaio di ebrei, che imbracciano le armi per il puro diritto a esistere. E ci sono i civili, tra due fuochi. Chi erano quegli uomini che, pur dalla parte dei vincitori, vanno incontro a un destino di vinti? E quali segni ha lasciato l'immenso sconvolgimento della Seconda guerra mondiale? Helena Janeczek cerca di rispondere con un affresco di storie che, ricongiungendo il passato al presente, nascono sia dall'invenzione, sia dallo scavo nella memoria più personale. Partendo con un taxi da Milano, incontriamo John Wilkins, sergente texano, Rapata Sullivan, nipote di un veterano maori, Edoardo e Anand, ragazzi cresciuti a Roma che a Cassino vanno per spirito di avventura, e ancora, Irka, fuggita dal ghetto per ritrovarsi in Siberia dove finisce anche il soldato Milek, reduce ebreo-polacco, morto a Milano senza trasmettere ai suoi figli un'esperienza fatta di orrore e di coraggio. Balena così, da una vicenda all'altra, l'idea di fondo che ciò che ci lega al passato non sia l'imperativo di trarre lezioni dalla storia, ma la stessa sostanza di cui sono tessuti i nostri rapporti più veri e più vivi: quella per cui continuano a esserci per sempre coloro che abbiamo amato.
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Anno edizione:2018
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Renzo Montagnoli 25 luglio 2018
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