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Il pretesto narrativo è “la parata” concessa a Roma nel 2010 a Gheddafi. Da lì si dipartono le storie tra loro ben intrecciate della famiglia di Attilio Profeti. Con due mogli note e tre figli, anzi quattro. Le parole scelte dal padre per comunicare alla figlia Ilaria la presenza di un fratellastro sono state: “Voi non siete in tre ma siete in quattro.” Ci sarà poi un ragazzo etiope appostato sul pianerottolo di Ilaria che le instillerà il dubbio: in realtà “Voi non siete quattro, ma siete cinque.” Il ragazzo è un richiedente asilo che sostiene di essere il nipote di Attilio Profeti e quindi che Ilaria è la zia. Il passato “trasformista” di Attilio Profeti, arruolatosi volontariamente per la campagna in Abissinia durante il ventennio è l’occasione per approfondire un periodo storico e fatti poco raccontati. Perché costituiscono una pagina indegna, vergognosa e terribile del nostro Paese. Da nascondere e cancellare. Anche nell’intimo dei protagonisti. Tranne per i più accaniti sostenitori di un razzismo di Stato. L’amara conclusione è che “quando un uomo muore è come se un’intera biblioteca prendesse fuoco.” E forse il mistero del prossimo è che “nessuno può leggere un’intera biblioteca altrui, neanche quella di chi più ama” E nemmeno noi stessi probabilmente possiamo o vogliamo leggerli tutti i libri della nostra biblioteca più intima. Sangue giusto è un romanzo storico che affronta in maniera spietata, anche se non greve, nefandezze commesse per desideri imperiali di epoca fascista. E non meno l’ipocrisia e l’irrazionalità ideologica del presente. Dove non si conosce nulla dell’altro. Si riflette sulle declinazioni del concetto di sangue. Identità, famiglia, classe sociale. E di quanto ne venga versato per guerre insensate. Soprattutto cosa comporti trovarsi dalla parte di chi ha quello “sbagliato” di sangue. Alcune parti sono ripetitive e sembrano sfociare nella cronaca. Ma la scrittura è notevole, moderna e coinvolgente. Le storie di tutti i personaggi sembrano mischiarsi e perdersi senza arrivare a conclusione, ma sono sempre recuperate magistralmente. Non sono un amante dei romanzi storici ma di sicuro questo è pregevole.
I contenuti storici del libro sono certamente interessanti, di fatto non si può nemmeno dire che sia un romanzo, ma a un certo punto verrebbe voglia di staccare tutte le pagine del libro per poi, con pazienza certosina, riordinarle con una sequenza logica e temporale tale da rendere la lettura un minimo scorrevole, altrimenti è solo un continuo saltare di palo in frasca. Il solo capitolo 18, da pagina 348 a pagina 453, potrebbe essere oggetto di una pubblicazione a se stante, consigliata a chi fosse particolarmente interessato ai calchi in gesso.
Questo libro è scorrevole, sorprendente. Questo libro ha riscosso in me un grande interesse perché tratta di un argomento attuale: il problema dell’immigrazione e la situazione attuale dei paesi dell’Africa in un contesto storico predominante. Questo libro è ben scritto. Lo consiglio vivamente perché avvincente e coinvolgente dal punto di vista emotivo. Le riflessioni del romanzo sono durissimo.
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