Scarlett Roses

Dopo aver sfornato un album all’anno per quasi dieci anni, Grayson Capps ce ne ha messi ben sei a plasmare “Scarlett Roses”. A ripagare l’attesa è un album caratterizzato da quell’umile genialità che fiorisce quando la creatività è svincolata dalle aspettative, quando alle canzoni vengono dati il tempo e lo spazio per trovare il loro autore. “Scarlett Roses” racconta come un uomo trova il suo posto nel mondo, perdendo qualcosa e guadagnando qualcos’altro, e inevitabilmente affronta temi di un certo spessore: la separazione dalle persone amate, il peso della paternità, la mortalità dei genitori e la ricerca dell’oblio. Eppure Capps scrive con humour e bellezza, emergendo da perdita e dolore per approdare alla catarsi e perfino a una gioia sincera. A dare coesione a un lavoro più maturo e sofisticato dei precedenti, che alterna Southern rock, sperimentazioni sognanti, funky blues e teneri brani d’atmosfera, sono lo sguardo attento e la voce roca di un autore che si dimostra capace di conciliare gli opposti apparenti di rock e zen.