In tempi di emergenza sanitaria si parla tanto di scuola, di didattica a distanza per cui viene coniato un ennesimo acronimo, DAD, di come organizzare il rientro tra i banchi, di distanze sociali che preferirei siano “fisiche”, soprattutto nell’ambito scolastico. Come se gli atavici problemi della scuola si limitassero a queste soluzioni. A questo punto mi sembra opportuno,utile e interessante, proporre, a chi intenda entrare realmente dentro le amare verità della scuola, la lettura del saggio “La scuola di chi”di G. Finocchiaro, pubblicato nel 2016 ma quanto mai attuale. Più che un saggio a me sembra quasi un diario, escludendone le caratteristiche della tipologia testuale, in quanto l’autore in una analisi chiara e lucida, mette in luce le molteplici criticità della scuola contemporanea, a prescindere dalla distinzione di ordine e grado, a partire dai nuovi metodi di insegnamento e dai nuovi strumenti tecnologici per l’insegnamento, pensati ancora sulla componente adulta della scuola e non su quella giovanile. Da qui il nucleo della questione, la centralità dell’alunno troppo spesso disattesa. E’ una analisi attraverso esempi concreti e situazioni complesse vissute dall’autore sul campo, dalla prospettiva di ex docente e ora di Dirigente scolastico, fuori dagli schemi che sembrerebbero “normali”. Per questo pone al lettore il quesito “La scuola di chi”(senza punto interrogativo, perché forse l’Autore è consapevole che a domanda non corrisponde una risposta immediata): la scuola degli adulti che ci lavorano o la scuola degli alunni, di cui sfugge la centralità? Ne risulta l’amara consapevolezza che <la scuola è animata da dinamiche sindacali>, spesso è intesa <in termini di politica del lavoro> su cui riflettere nel momento in cui gli alunni sono solo una parte del sistema e non il centro su cui ruota la nostra scuola,. Si pensi, ad esempio, al tema della disabilità, per cui si è molte volte provveduto a rinnovarne la nomenclatura, alle dinamiche tra Enti preposti per l’assegnazione del numero delle ore dl sostegno, alla famosa continuità didattica spesso mortificata dalle esigenze della mobilità professionale. Peraltro molti governi hanno teorizzato la centralità dello studente, ma quanto di questa teoria è stato messo in atto? Aggiungerei che se ancora oggi si parla di “classi pollaio” si può trarre una semplice risposta. E così si legge che questa scuola, <i cui alunni e studenti dovrebbero divenire i cittadini del domani, è un sistema vecchio, ha in sé un modello organizzativo e gestionale vecchio> e non saranno certamente le LIM, direi quando presenti in aula, a fare la differenza tra una scuola, scrive l’Autore, “inefficace” ed una “eccellente”. Le riflessioni non mirano a distruggere ma costituiscono un trampolino per la ripartenza, con proposte peraltro semplici, come l’uso intelligente delle tecnologie (si pensi alle odierne riflessioni da parte di medici e psicoterapeuti sul rischio di “autismo digitale” nei giovani), considerazione da parte degli educatori dei cambiamenti e dei bisogni generazionali, proposta di un’offerta formativa efficace, effettiva attuazione dell’autonomia scolastica: sono solo alcune delle esigenze di un sistema scolastico in cui è necessario intervenire per migliorare il sistema di Istruzione ed Educazione. Ovviamente gli esempi virtuosi di iniziative all’interno delle scuole e tra docenti costituiscono una motivazione e un incentivo alla volontà di cambiamento ma di strada da percorrere ancora ce n’è, per rispondere e dire di chi effettivamente sia la scuola. Consiglio la lettura del libro “La scuola di chi” anche ai non addetti ai lavori, ai genitori che affidano alla scuola l’educazione e la crescita dei loro figli, a chi crede nel cambiamento, che certamente non si riduce alla DAD dei nostri giorni.
La scuola di chi. Come realizzare la centralità degli alunni
La tesi di questo saggio è: la scuola italiana è vecchia perché è centrata, organizzata sui bisogni degli adulti che ci lavorano. Ne consegue che la “centralità degli alunni” è recitata, niente più che un auspicio o un alibi, perché l’impianto normativo è frutto di una lunghissima stagione contrattuale e consociativa che ha stravolto il senso stesso della scuola, trasformandola, dopo l’abbattimento del sistema gentiliano, in contenitore per le politiche del lavoro.
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Autore:
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Anno edizione:2016
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Un saggio che si legge volentieri su un argomento sempre attuale, quello della Scuola. L’autore, un dirigente scolastico, convinto che quest’ultima sia luogo di formazione e sviluppo della persona, affronta molte delle attuali criticità del sistema che rischiano di tramutare la Scuola in un luogo in cui si sta perdendo di vista la centralità dell’alunno per privilegiare invece il mondo lavorativo degli adulti, docenti e genitori. Le problematiche presenti all’interno della Scuola al giorno d’oggi vengono affrontate nel dettaglio e con l’esperienza di chi da anni ci si confronta, e per ciascuna di esse viene proposta una modalità di intervento mirata a far sì che la Scuola torni a riappropriarsi di quel ruolo e di quella imprescindibile funzione sociale che da troppo tempo le vengono negati. Le tematiche che vengono trattate, in un susseguirsi di argomentazioni stimolanti e con una prospettiva mai banale, sono davvero tante: si va dalla massiccia presenza di personale femminile tra i docenti, all’utilizzo, non sempre giustificato, di permessi e congedi; dalla opportunità di procedere all’assunzione dei docenti per chiamata diretta, alla necessità di premiare gli insegnanti meritevoli. Un tema che mi è stato particolarmente caro è quello della Scuola intesa come luogo di formazione e quindi di recupero di ragazzi provenienti da quartieri disagiati, obiettivo troppo spesso delegato al ruolo del singolo educatore ed alla sua capacità di dare l’esempio. Da insegnante, ho trovato la lettura estremamente interessante: il saggio contribuisce in modo significativo all’individuazione delle difficoltà che effettivamente affliggono il sistema scolastico dei nostri tempi e fornisce utili spunti di riflessione che possono rappresentare la base per un ripensamento del sistema e per una risoluzione delle problematiche che attualmente impediscono che esso si esprima al pieno delle sue possibilità. La lettura è quindi consigliata sia per gli “addetti ai lavori”, che per chiunque sia interessato ad una riflessione generale sulla Scuola d’oggi e sulle sue possibili evoluzioni future.
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Giulia Esposito 01 maggio 2020
Il libro "La scuola di chi" Come realizzare la centralità degli alunni., pubblicato nel 2016 da Saladino Editore, è uno dei saggi di Giampiero Finocchiaro, autore di altri successi, quali "Sulle tue gambe .Lettera ai miei alunni sulle mafie.(2010)" e del testo umoristico "Perché gli uomini muoiono di infarto e le donne no"(2015). Antropologo siciliano/palermitano, docente di lettere prima e Dirigente scolastico poi, presso l'I.C."L.Lanza di Carini dal 2007, G.Finocchiaro si è fatto promotore, in quella che lui ha sempre amato definire "la mia scuola", di un progetto educativo , basato su Senso del Bello ed Innovazione, sviluppandolo in ben dieci anni di intenso e sinergico lavoro in trincea, in un contesto di periferia tipico di una scuola a rischio, con tutte le complesse dinamiche che la caratterizzano. Quando nel lontano 2007 ha fatto il suo ingresso nella nostra scuola, io insegnavo lì già da un bel po'. È stata una ventata di novità, un uragano che, fin da subito ha inteso condividere, con un numeroso Collegio docenti , la sua chiara idea di scuola. Fin dalle prime battute, da ogni parola del suo discorrere, trasudava un'autorevolezza consapevole e determinata, che ci avrebbe portato lontano e ci avrebbe consentito di raggiungere mete inimmaginate. Quello era solo l'inizio di un percorso che avrebbe cambiato il nostro modo di fare scuola. Di lì a poco saremmo diventati protagonisti di un progetto innovativo che, muovendosi tra prove ed errori, imparando da essi a correggere il tiro, avrebbe posto l'attenzione sulla "centralità dell"alunno", diventata per tutti coloro che ne hanno condiviso il progetto , meta indiscussa e prioritaria del cammino educativo. Questo e tant'altro è quanto emerge dalla lettura del saggio. Un progetto che, pur muovendosi in una resistente ed insormontabile burocrazia, tipica di un impianto legislativo a tratti obsoleto, che lascia poco spazio alle esigenze contingenti di una difficile realtà socio-culturale, riesce, "a spizzichi e bocconi ", a dare, nel corso degli anni , una diversa percezione di scuola. In un contesto in cui famiglie numerose, senza lavoro e con scarsi valori culturali, hanno come principale esigenza cosa dar da mangiare ai propri figli e che tendono a vedere la scuola quasi come un nemico, perché "sottrae loro una forza lavoro", anche se minorile e quindi illegale, inizia a farsi strada una percezione di cambiamento. La scuola, pur senza trascurare il talento individuale di ciascuno, riconoscendo la necessità di rilanciare le eccellenze, pone una particolare attenzione sugli ultimi, sulle famiglie indigenti, offrendo loro sostegno e solidarietà, suscitando quel senso di comunità di mutuo soccorso, in cui nessuno deve sentirsi abbandonato. Il cammino è lungo e tortuoso ma , circondandosi di" bellezza ed innovazione", fa breccia nel cuore e nella testa. Così, un progetto di arte e musica fissa su una parete della nostra scuola una strofa di una canzone di Vasco, e chi avrà più il coraggio di imbrattarla...quella parete . Ogni aula diventa un'unità didattica da "creare", dipingere, studiare e saper spiegare, fungendo da tutor, per alunni che frequentano classi inferiori . Ogni parete, interna ed esterna, è un arcobaleno di colori, il Senso del Bello lo tocchi con mano, lo respiri in ogni angolo ....Un cartellone recita: "MEGLIO BELLI CHE BULLI", ne facciamo uno dei nostri motti..... Le sezioni orientate della Scuola Secondaria , Socrate, Pitagora, Florio....orientano, appunto, gli alunni verso le proprie attitudini individuali, guidandoli verso scelte future. La sezione 2.0, che poi si evolverà in Europa 2020, avvia gli alunni ad un approfondimento costante, al di là del libro di testo, grazie all'uso di iPad, forniti in dotazione temporanea ad alunni e docenti; la disponibilità di una LIM in ogni classe consente un frequente accesso alla rete e alla tecnologia . Continua..... ...L'inclusione, come idea di fondo e non solo riferita ai nostri numerosi alunni disabili , centro delle attenzioni e della sensibilità di ogni operatore scolastico, diventa uno dei tanti principi trainanti del nostro modo di fare scuola, di sentirci comunità educante che, giornalmente, ha inteso condividere, con il proprio dirigente scolastico, "il sogno e l'impegno per una scuola pensata per gli alunni e non per gli adulti". cit.G.Finocchiaro.
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