L'avventura di Andrea e del suo papà è interessante perché non si tratta solo di un'esplorazione geografica ma anche di un viaggio in un mondo diverso: quello dell'autismo. Sicuramente non è un "viaggio" esaustivo in questa tematica ma come pretenderlo se non lo è neanche per la medicina? Conoscevo già la loro storia e alcuni tratti dell'autismo ma mi ha emozionata tanto e sorpresa la consapevolezza di Andrea. La piena consapevolezza di essere prigioniero, i suoi sforzi di darsi un freno e il suo corpo che però va per la sua strada. Bellissime le conversazioni autentiche fra padre e figlio, ho apprezzato molto questa intima condivisione. Bellissime anche le opportunità per Andrea di conoscere e viversi una ragazza, di conoscere persone e avere degli amici, regalando una botta di vita ancora più forte. Sicuramente viviamo ancora in un momento storico in cui l'avventura dei due protagonisti è una "fortuna" che non tutte le famiglie con figli autistici possono permettersi. Lo vediamo concretamente con il ragazzino autistico delle favelas che è praticamente condannato ad una vita a letto. Lo leggiamo esplicitamente nelle parole di Franco che dice proprio quanto ci si senta abbandonati dalla società perché dopotutto "il problema è tuo!". L' autismo è, per certi aspetti, un mondo ancora non del tutto noto alla medicina. Franco ne parla, ad esempio, a proposito della sessualità del figlio: i medici sottolineano che è una sfera emotivamente "pericolosa" per Andrea però, poi di fatto, è il papà che vivendolo nel quotidiano vive gli impulsi del figlio. Trovo questo papà, seppure con i suoi momenti di debolezza e sconforto, un uomo che sta facendo del suo meglio e Andrea lo sa. Tante piccole azioni rendono possibile ad Andrea di esprimersi, basta solo pensare all'utilizzo dei colori al posto della scrittura, colori che nel bel mezzo del nulla il papà rimedia con dentifricio e terreno. Non è scontato riuscire a districarsi in tutto ciò, per questo penso che questi genitori siano una benedizione per Andrea.
Se ti abbraccio non aver paura letto da Massimo Villa. Audiolibro. CD Audio
Il verdetto di un medico ha ribaltato il mondo. La malattia di Andrea è un uragano, sette tifoni. L'autismo l'ha fatto prigioniero e Franco è diventato un cavaliere che combatte per suo figlio. Un cavaliere che non si arrende e continua a sognare. Per anni hanno viaggiato inseguendo terapie: tradizionali, sperimentali, spirituali. Adesso partono per un viaggio diverso, senza bussola e senza meta. Insieme, padre e figlio, uniti nel tempo sospeso della strada. Tagliano l'America in moto, si perdono nelle foreste del Guatemala. Per tre mesi la normalità è abolita, e non si sa più chi è diverso. Per tre mesi è Andrea a insegnare a suo padre ad abbandonarsi alla vita. Andrea che accarezza coccodrilli, abbraccia cameriere e sciamani. E semina pezzetti di carta lungo il tragitto, tenero Pollicino che prepara il ritorno mentre suo padre vorrebbe rimanere in viaggio per sempre.
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Autore:
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Editore:
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Anno edizione:2012
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Sonia 27 febbraio 2023Un viaggio, pieno di amore e sensibilità, nell'autismo
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Se non avete idea di che cosa deve e non deve fare un genitore, allora leggere questo libro vi può aiutare. Il libro è SEMPLICEMENTE la storia del viaggio, quasi senza una meta precisa , di un padre e di Andrea, il suo figlio autistico. Dal racconto traspare tutto l'amore, la stima ,l'amicizia, il coraggio ed infine la pazienza ( perchè solo chi SA di che cosa si sta parlando quando si nomina la parola autismo capisce la scelta di questo termine ) di quest'uomo nei confronti del figlio. Nello stesso tempo, gli stessi identici sentimenti sono quelli che Andrea prova e dimostra nei confronti nel padre.
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Ho visto un'intervista di Daria Bignardi a Franco Antonello e ho deciso che avrei letto il libro che narra le vicende sue e dela sua famiglia, per conoscere l'autismo e per avvicinarmi al modo in cui una famiglia - un padre - lo fronteggia e lo affianca. Franco è un uomo forte, un uomo intelligente e sensibile. E' coraggioso e vuole vivere. Soprattutto vuole dare il massimo ad Andrea, il figlio-problema della sua vita, amato come nessun altro, al quale dedica attenzioni e affetto. Bravissimo Ervas, che ha raccolto la storia dalle parole di Franco e l'ha trasformata in un racconto-documento, con la modestia di saper restare sullo sfondo. Che dire di Andrea? vorrei anche io uno di quegli abbracci spontanei con i quali si tuffa addosso alle altre persone, una di quelle carezze alla pancia!
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