Praticamente questo libro di alicia giménez bartlett è quello che si diefinisce un libro di culto. L'ho letto una prima volta anni fa prendendolo in prestito da una biblioteca e recentemente me lo sono regalato e l'ho riletto. Potrebbe passare per un manifesto femminista ma è molto di più e forse non è un manifesto femminista. C'è la vita e la vitalità, c'è l'amicizia, c'è il ruolo nella società, ci sono quelle che io chiamo "le chiese", quella per definizione cattolica e quella metaforica che è la psicanalisi. Ci sono gli uomini amati e quelli subiti, ci sono le frustrazioni e i crolli. Io lo trovo scritto molto bene, ricco di spunti di riflessione. E certo avrei da rispondere alla voce narrante che ci accompagna che la vicenda della sua amica sara insegna che la vita pretende sempre un prezzo per ogni scelta fatta. In base poi alla mia esperienza personale la psicanalisi qui descritta è troppo negativizzata mentre di certo la Chiesa è inquadrata bene come la maternità vissuta come unico approdo di un'esistenza al femminile degna di questo nome. Con tutti i disastri che seguono. A me è piaciuto molto. Lo stile è appassionante. Vorrei leggere altro di questa autrice.
Segreta Penelope
Negli anni Settanta del Novecento c'era una Sara quasi in ogni gruppo, conosciuta o mitizzata in ogni compagnia di amici. Colei che incarnava lo spirito di quel tempo nella libertà sessuale: Eros trionfante su Thanatos, Dioniso su Apollo, l'innocenza infantile del piacere sulla malizia del vizio. La Sara di questo libro si è suicidata. La stagione della libertà aveva coinciso con il dopo Franco, ed era stata tanto più intensa in quanto era l'uscita da quarant'anni di repressione bigotta. Dopo è venuta la fine dell'illusione e l'obbligatorio ritorno ai soliti ruoli di madre e di moglie. Il romanzo di Alicia Giménez-Bartlett parte da qui. E mira a ricostruire che cosa successe a Sara nel corso del tempo del dopo. Lo rievocano, nei giorni successivi al suo addio per sempre, le amiche che formavano il suo gruppo, il bolso personaggio che ne divenne il marito, la figlia che mai poteva amarla, fino alla scoperta del più intimo ultimo segreto, dell'ultimo inaccettabile amore: pezzi di memoria strappati con dolore dall'amica che narra in prima persona; ricordi nostalgici e pieni di un affetto senza comprensione; oppure le giustificazioni del conformismo alle ferite inferte come in riti sacrificali di espiazione. La rivincita sorda, progressiva e crudele dell'ordine sul caos creativo. E il ritratto della splendida persona sconfitta dalla Penelope segreta appostata in ogni vita di donna, si piega in modo inquietante a una domanda sul tempo: che è troppo e troppo poco.
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Anno edizione:2013
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Conoscevo Alicia Gimenez-Bartlett solo per i suoi gialli e devo dire che questo libro mi ha molto colpita non solo perché completamente diverso dagli altri che avevo letto, ma per la sua profondità e la capacità di descrivere minuziosamente i personaggi e l’epoca. Tutto ruota intorno al personaggio di Sara, la segreta Penelope così chiamata dall’io narrante. Sara è una figura complessa e tragica: vive tranquillamente gli anni dell’Università in maniera caotica collezionando uomini. Le piace il sesso e la sua personale ”Rivoluzione sessuale” negli anni Settanta la porta a vivere con spensieratezza e gioia i suoi rapporti con gli uomini. Il tempo passa e le sue amiche sentono il dovere di intervenire: Sara non può continuare vivere così in una casa disordinata e sporca frequentata sempre da uomini diversi; deve sposarsi e fare figli. L’amica che racconta è perplessa e, per suo principio, non vuole intervenire con dei consigli perché ammira Sara come uno dei pochi esempi di persona libera e senza pregiudizi che non deve essere imbottigliata in uno stereotipo borghese. Le altre due amiche però la convincono a sposarsi e inizierà quindi la discesa disperata di Sara che la porterà al suicidio. L’autrice descrive in maniera meticolosa e analitica il carattere delle protagoniste: Sara anaffettiva e insicura, Berta organizzata ma fallita, Ramona efficiente e repressa. Anche l’io narrante non sfugge alla critica: con l’intenzione di non interferire nelle vite altrui, evita egoisticamente dall’interessarsi agli altri per non farsi coinvolgere. E non sfuggono all’analisi critica e feroce neanche le figure maschili così insicure e represse. L’autrice analizza quindi il fallimento di una generazione che da studente voleva cambiare il mondo ma da adulta crede che solo i valori tradizionali (la famiglia, i figli, un lavoro) possano dare un senso all’esistenza. Un bel romanzo molto “denso” che fa riflettere anche sull’idea di maternità vissuta come l’unico scopo nella vita di una donna: la figlia di Sara non potrà che odiare una madre incapace che svolge il suo ruolo come un dovere al punto di farsi schiacciare completamente.
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