Della Lim non avevo un ricordo negativo e ho ritrovato questo suo stile leggero e fiabesco che mi aveva fatto leggere in pochissimo tempo ‘Spin the dawn’. Ed è proprio di fiaba che stiamo parlando: ‘Sei gru cremisi’ si sistema nella mia personale lista di soft fantasy da consigliare a chi intende approcciarsi al genere, perché si tratta di un romanzo semplice, coinvolgente e bello; ma, per apprezzarlo maggiormente, trovo che ci si debba gettare nella lettura consapevoli della “portata” della storia che si sta per vivere, magica, leggera e non costruita al fine di far sì che il lettore si ponga troppe domande. Rispetto a quest’ultima affermazione: il worldbuilding è leggibile, ma non vi occorrerà un block notes per ricordarvi dove si trova cosa; e il sistema magico… Mi sbilancio dicendo che sembra essere interessante, ma alla fine del primo libro rimane ancora un po’ confuso e non sono sicura di aver ben capito il ruolo dei draghi e degli déi. Verso la conclusione si scopre una certa cosa che non avevo preso in considerazione e che mi ha sorpresa. Ho letto le ultime cento pagine con quel bellissimo misto di curiosità, impazienza e nostalgia all’idea di non poter mai più rileggere quelle parole come se fosse la prima volta. Quindi direi che ‘Sei gru cremisi’ mi è piaciuto, molto più di quanto mi aspettassi vista la mia ultima esperienza con Elizabeth Lim; ora attendo il suo sequel, ‘La promessa del drago’, con la speranza che sappia chiudere splendidamente questa dilogia.
