Libro eccezionale, però da metà in avanti. Prima pone le basi del dramma, in maniera perfetta, corretta, ma non appassionante. Da un certo punto le cose precipitano e non ci si può più staccare dalla lettura. Ci si ritrova in mezzo al dramma senza capire proprio appieno come si sia arrivati a tanto. Come delle azioni banali e quasi quotidiane possano pesare come macigni su alcune vite. E poi si capisce che il libro può essere letto su più livelli e su più livelli ha dei messaggi. Primo fra tutti e più esterno è il dramma dell'integrazione razziale, o meglio dell'integrazione delle tradizioni, perché ognuno ha la sua e non riesce a vedere quella del vicino se non è direttamente toccato dal problema.
Semina il vento
Shirin è iraniana, o meglio, lo sono i suoi genitori; lei è nata a Parigi. È giovane, bella, atea e disinibita, e non prova troppa simpatia per gli islamici di rigida osservanza che vivono accanto a lei, nel quartiere di Belleville, vicino al Parco delle Buttes-Chaumont dove i fanatici reclutano i nuovi combattenti per la jihad. A loro invidia soltanto il senso di appartenenza, il legame col passato. Anche Giacomo vive a Parigi; cervello in fuga da un'Italia senza futuro, emigrante moderno, sospeso tra mille lavori. Quando Giacomo e Shirin si incontrano, non è subito passione che travolge, ma un amore che nasce con la lentezza inesorabile delle cose fatte per durare. Si sposano, in un giorno di marzo, e poi fanno la scelta che cambia le loro vite per sempre: trasferirsi a Molini, sulle montagne piemontesi, il paesino dove lui è nato. Giacomo decide per nostalgia, Shirin perché ha bisogno di radici: quelle che non ha mai avuto, che i suoi genitori hanno reciso fuggendo da un paese, l'Iran, che ha cambiato volto e storia nel giro di pochi anni. Tra le mura di quelle case, in quel luogo che sembra essere rimasto indenne al trascorrere del tempo, Shirin crede di aver trovato ciò che cercava. Ma si sbaglia. Anche lì non è che una straniera, guardata prima con curiosità invadente e poi con diffidenza. E allora comincia a cercare la propria identità altrove, dove non dovrebbe, nella rete protettiva e avvolgente di quel fanatismo che ha sempre respinto...
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Anno edizione:2015
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Trattasi per me del miglior romanzo di Perissinotto. La trama regge fino alla fine, affrontando temi delicati e attuali quali quello dell'immigrazione e dell'integrazione. Il tema trattato è essenzialmente quello dell'origine dell'odio e di come la discriminazione, anche strisciante e mascherata dall'ipocrisia, possano creare delle vere e proprie bombe pronte ad esplodere, senza che nessuno, nemmeno le persone più vicine, nemmeno se ne accorgano. Io ne renderei obbligatoria la lettura nelle scuole.
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Un romanzo profondo e commovente che narra di odio, di ignoranza e di grettezza. Affronta con delicatezza tematiche spesso sottovalutate come la sofferenza prodotta negli immigrati dal razzismo strisciante che a volte non si manifesta nemmeno con le parole, ma è insito negli atteggiamenti negli sguardi dei “nativi” trincerati dietro i valori di una volta. Bravo l'autore a trattare una problematica così attuale e così dilagante con una storia delicata e grande civiltà e sensibilità anche se lacerante. Scritto con profonda capacità narrativa e costruito con mirabile abilità, Semina il vento è un libro prezioso per un lettore appassionato e per un giovane che si affacci sulle contraddizioni, le ipocrisie e le paure del nostro Paese come del mondo globalizzato, un tocco di letteratura che resta. Il romanzo è davvero ben scritto e la lettura è piacevolissima.
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