Un noir ad alta tensione, che potrebbe far pensare a Ellroy se ambientazione e personaggi non fossero così francesi; a tratti le atmosfere rimandano semmai a Simenon.
«Solo un noir poteva raccontare il Sentier, un quartiere così vivo, pieno di contrasti, opaco, nel cuore di Parigi, al di fuori della legge, e fortemente autoregolato. Ed è più di uno scenario: ha fornito tutti i personaggi del romanzo, forti, passionali e marci».
Una piccola prostituta thailandese viene trovata morta in uno dei tanti laboratori tessili del Sentier, un quartiere abitato in prevalenza da lavoratori turchi clandestini. Siamo a Parigi nel 1980. Le indagini sono affidate al commissario Daquin del X Arrondissement: bello, colto, a capo di una squadra dai metodi non proprio ortodossi. Quella che all’inizio sembra una inchiesta di routine sulla prostituzione minorile, si rivela una intricata matassa in cui il traffico di armi e droga si mescola con pornografia e politica, mentre contemporaneamente scoppia la rivolta sindacale degli operai tessili del Sentier, capeggiati da Soleiman, informatore e amante del commissario. Un noir ad alta tensione, che potrebbe far pensare a Ellroy se ambientazione e personaggi non fossero così francesi; a tratti le atmosfere rimandano semmai a Simenon. Perché è la società parigina che Dominique Manotti racconta, con i suoi intrighi e le sue ambiguità. Vero protagonista del romanzo è il Sentier, un quartiere interamente clandestino, dove tutto si svolge sì al di fuori della legalità, ma che funziona perfettamente secondo le proprie regole. Daquin - personaggio che qui è al suo esordio - in questo mondo sa come muoversi, è disponibile al compromesso e agisce al limite del lecito, e nell’umanità senza eroi di Dominique Manotti anche i «buoni» mostrano il loro lato oscuro. )
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