Del primo libro avevo condannato la superficialità con la quale erano state affrontate MOLTE questioni; finire un romanzo con un sacco di domande senza risposta nella testa non è mai bello, soprattutto se la maggior parte di queste riguardano un worldbuilding scarsamente approfondito. Ovviamente, ‘I lupi dorati’, più diverse recensioni lette, più altrettanti confronti e, infine, più la lettura de ‘I serpenti d’argento’ mi hanno aiutata ad avere ora un quadro quasi completo della storia. Perciò è stato facile: è sembrato più un ritorno a casa che un arrancare senza torcia in una galleria buia; e mi sono sentita molto più partecipe di ciò che stavo leggendo. Concediamo pure una buona fetta del merito ai personaggi creati da Roshani Chokshi e ai quali, ancora una volta, non posso non dedicare un piccolo spazio. Quello di Séverin è un gruppetto molto curioso, dalle più svariate personalità e dai tanti talenti; ognuno di loro è indispensabile e insostituibile. E hanno tutto il mio cuore. Ma ora. Séverin e Laila. Chi mi conosce sa quanto io sia poco interessata alla parte romance della questione; un po’ di amore, anche un po’ di spicy, di tanto in tanto piace anche a me, ci mancherebbe, ma non sono questa grande appassionata di romanzi rosa e la storia d’amore può esserci come non esserci. Non la ritengo di vitale importanza – soprattutto in determinati generi di letture. Succede però e a volte che io mi imbatta in delle coppie che per i più svariati motivi riescono a farmi uscire di testa; come, in questo caso, sono stati in grado di fare Séverin e Laila (e fin dal primo istante, aggiungerei). Ragion per cui, oltre al fantasy storico e al non indifferente dettaglio della Belle Époque, vi direi che anche il fantasy romance, qua, ci sta tutto… ma con un pizzico di angst. In conclusione, non potevo chiedere di meglio; pensare di dover attendere chissà quanto per poter leggere il terzo e ultimo libro già mi fa stare male, ma è anche vero che noi lettori sappiamo aspettare.
