"Le siamesi" rappresenta l'atteso ritorno di Alessandro Berselli al genere noir dopo 7 lunghissimi anni, correva l'anno 2010 quando Perdisa dava alle stampe "Non fare la cosa giusta", ultimo excursus narrativo dello scrittore bolognese nei territori oscuri. Ho sempre nutrito un debole per Alessandro Berselli, ritengo che abbia raccolto poco per quello che ha seminato. La sua doppia anima noirista/umorista si scontra e stride, riuscendo a ricreare un'amalgama contrastante che risalta con grande incisività questi due poli opposti ma interconnessi. Se in “Non fare la cosa giusta” l’autore ci calava nei panni di un suo coetaneo, informatore scientifico, qui la sfida è doppia e azzardata. Identikit del io narrante: femmina, adolescente, Ludovica. Una ragazza di famiglia altolocata, una mamma morta suicida, un padre, principe del Foro, tanto brillante nel lavoro quanto assente e incostante nella vita famigliare. Un’esistenza che si lascia vivere, senza entusiasmo e propositività. Un quotidiano sterile colmato solo da frivolezze, shopping compulsivo e rapporti sociali insignificanti. Fino all’incontro con Emanuele, giovane brillante, parlantina sciolta, humour sottile ed intelligente, fascino del maledetto. Scatta una scintilla, un’ambigua empatia. Emanuele invita Ludovica nel suo circolo di amicizie, le fa una proposta professionale, forse per Ludovica si apre una possibilità di riscatto (o di perdizione). Sullo sfondo Laura, l’amica inseparabile del passato, le chiamavano “Le siamesi”, per il legame indissolubile, per entrambe uno scheletro nell’armadio molto scomodo. Un’amicizia che uccide, un’amicizia che salva. "Le siamesi" è un romanzo crudele, sfacciatamente cinico, figlio del più dissoluto e perverso Bret Easton Ellis, autore seminale a livello d'influenze, qui omaggiato in maniera quasi ossessiva. Si percepisce nell'ostentazione dell'effimero, della griffe, del contorno asettico che prova a mascherare il malessere di vivere e il vuoto esistenziale. L'interesse di Berselli è ancora dedicato alla famiglia e, in particolare, all'universo giovanile, scandagliato con grande lucidità ed intelligenza, assorbendo e risputando, come la diga del Vajont, la fottuta ed impietosa cronaca che quotidinamente ci balza agli occhi. Berselli non giudica mai, ma taglia come una lama di rasoio. Il suo focus è quello dello scienziato che guarda dall'alto i topolini impazziti che si muovono nella gabbia. Colpisce la scrittura costruita e concepita in maniera maniacale. Nessuna parola è lasciata al caso. Sotto questo aspetto "Le siamesi" giustifica i 6 anni di lavoro, e ciò nonostante non ne esce mai artefatta e fredda, ma picchia alla pancia e alle gengive con cattiveria inaudita. Ci sono pagine che gridano l'intervento dell'esorcista. Straordinari i dialoghi e i fraseggi tra i protagonisti, criptici, marziali e manipolatori, a conferma che siamo "lemming" di una società dove è più importante l'apparire che l'essere. Come dice Matteo Strukul, Alessandro Berselli è un ribelle del noir. Noi abbiamo bisogno di rivoluzionari, di voci fuori dal coro. Bentornato, Alessandro Berselli. Anima candida, anima marcia. Anime inseparabili, come due gemelle siames
Le siamesi
Un incontro casuale, un sabato sera che diventa una sfida contro la morte. Non è la prima volta che Ludovica, troppo ricca, troppo annoiata, baratta la sua vita con il pericolo e rimanda al mittente, Dio o chi per lui, la sua giovinezza, chiedendo in cambio rischio, adrenalina, competizione. Il baratro di Ludovica è la discesa in un vuoto esistenziale che rivela l’incapacità di trovare punti di riferimento e ragioni di sopravvivenza. Lucido diario di un fine settimana di follia dove nulla è quello che sembra, Le siamesi è un noir tagliente nel quale il lettore è costretto a cambiare continuamente prospettiva, una riflessione senza moralismi sul male di vivere e uno spaccato dello spleen contemporaneo, con una voce narrante che rifiuta il giudizio e si limita a fotografare, in una prosa spettrale, l’assenza di motivazioni che può muovere l’agire umano.
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Lingua:Italiano
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