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Anno edizione: 2023
Anno edizione: 2023
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Cosa perdiamo quando perdiamo la noia? Qui si cerca di dare una risposta, e qualche soluzione.
Il tempo per come lo conoscevamo è finito. Le app hanno catturato ogni istante della nostra attenzione, i lockdown e il lavoro da casa hanno dato il colpo di grazia. Ogni tempo morto della nostra giornata è occupato a fissare uno schermo, in un refresh infinito e insoddisfacente. La noia – risorsa importante e sovversiva che tutti, da Satana a Mark Zuckerberg, mirano a conquistare – è sparita, oscurata dai feticci della produttività e dell’eterna connessione. Ma è davvero così? A metà tra saggio futurologico e manuale pratico per hackerare sé stessi, Come annoiarsi meglio è un invito a riprendere il controllo della propria mente e del proprio tempo.
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Seguo la newsletter di Pietro Minto e leggo saltuariamente i suoi articoli. Ho trovato questo libro altrettanto interessante e ben scritto
Parafrasando l’incipit di questo libro si potrebbe scrivere: “Cartoline di vita dall’era digitale: potrebbe (farebbe meglio a) chiamarsi anche cosi questo libro”. Il testo, come indicato dal titolo alternativo proposto, risulta poco più di una rassegna di fenomeni e trend caratteristici della vita quotidiana nell’era del digitale, conosciuti e/o vissuti in prima persona dai più. Si va dallo screen time giornaliero in costante aumento alle tecniche usate dai social network per tenerci incollati ai loro feed personalizzati, dalla FOMO alla FOBO, dall’universal basic income alla monetizzazione dei propri hobby, dallo smartworking alla sempre più labile linea di demarcazione tra vita privata e lavoro, fino ad arrivare alle playlist lo-fi e alla space race. Il filo conduttore che dovrebbe legare e giustificare questo lungo elenco di fenomeni digital è il tema della noia: come questa sia perseguitata e tentativamente estirpata dalla vita di ognuno, come di fatto esista ancora e sia intrinseca alla condizione umana, come il suo vissuto si sia modificato in peggio e come auspicabilmente riprenderne il controllo e viverla al meglio. Peccato che di noia in questo libro si parli ben poco, di fatto in soli due capitoli: nel Capitolo 4 dal titolo autoesplicativo “Cosa perdiamo quando perdiamo la noia” e nel Capitolo 5 dove l’autore tenta senza grande successo di riportare sprazzi del discorso e pensiero sul tema della noia nei secoli. Ed è proprio la mancanza del legante noia, che dà il titolo al libro e dovrebbe esserne l’oggetto principale, a rendere lo scritto un mero elenco di argomenti: spesso solo accennati, spesso trattati in maniera approssimativa, quasi sempre saltando da uno al successivo senza apparente filo logico.
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