Se la percorriamo senza rimanere abbagliati dalla luce del suo costante progresso, a molti apparso inarrestabile, la storia della società industriale si presenta attraversata da una miriade di tensioni e conflitti sociali, fra cui, per la sua universalità e la sua continuità, emerge il conflitto di lavoro, con la sua manifestazione principe, lo sciopero. Nel momento in cui incrina o "distrugge" un ordine (quello del rapporto di lavoro), esso crea una formazione sociale con notevoli componenti comunitarie, specie nei piccoli gruppi; e dal momento che ha sempre costi, anche gravi, finisce per esporsi ancora di più ai paradossi dell'azione collettiva. È riscontrabile una tendenza alla diminuzione della conflittualità nelle società avanzate? Sono possibili ritorni ciclici nelle forme di lotta? Cosa spiega la eccezionale diversità dei livelli di sciopero nei diversi ambienti? È sempre il ciclo economico a regolare l'intensità e le scadenze dei conflitti? Ed ancora: è "razionale" il comportamento di sciopero?; è un accidente o un elemento naturale del processo negoziale? cosa induce a parteciparvi? A queste domande, rileva Gian Primo Cella nella sua Introduzione, fornisce una risposta chiara e sintetica l'agile volume di Reynaud, che ha il merito, descrivendo il fenomeno del conflitto di lavoro, di condurre il lettore all'interno dei più raffinati problemi di interpretazione delle dinamiche dell'azione collettiva.
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Anno edizione:1985
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