Un bellissimo libro che parla dei clochard, della difficoltà di vivere, dell’amore che ti può devastare, del rimpianto e del rimorso, di solidarietà così come di cattiveria verso gli altri, dell’amicizia che può nascere tra le persone più improbabili …. E poi Marsiglia: la meta del personaggio principale del libro e che a sua volta diventa protagonista con la sua umanità, i suoi vicoli e il suo sole così come negli altri libri di Izzo. Un libro molto bello e intenso e scritto in modo coinvolgente con frasi brevi, a volte brevissime che danno ritmo al racconto.
Il romanzo è la storia di un uomo sfortunato, un giovane sereno, innamorato della moglie, felice di avere un bambino, un lavoro, una casa. Poi la moglie lo lascia, lui perde il lavoro, la casa, finisce sulla strada, diventa quello che chiamiamo un barbone. Ma dietro continua a vivere un uomo. E questo uomo, questo barbone, prova, in un ultimo slancio vitale, a lasciare la Parigi del freddo, dei metrò, dell'alcolismo, della solitudine, per raggiungere Marsiglia, il sole, il mare, la città dove aveva scoperto l'amore. "Il sole dei morenti" è la storia di un viaggio e di una vita.
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Editore : e/o Rilegatura pagine : Brossura, 11x18 cm ca. 234 pp. Condizioni . Molto buono, leggeri segni del tempo. Lieve ingiallimento delle pagine dovuto al tipo di carta Per ogni problema, domanda, foto o necessità non esitate a contattarci per risolvere ogni vostra richiesta! Collocazione : 27E-68 PP . 234. . Buono (Good). . . .
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                                        Anno edizione:2004
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                                        Formato:Tascabile
 
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Straordinariamente nelle mie corde. Un romanzo bellissimo, struggente e malinconico, a tratti crudo e cinico, che porta in superficie un mondo sommerso, di cui, a volte, neanche percepiamo l'esistenza...intriso di troppa solitudine, di sentimenti che si sono cristallizzati al freddo delle notti sui cartoni, di una dignità che ha perso la sua battaglia con il dolore. Il mondo dei senzatetto, dei barboni, dei rifiuti della società...che misurano le giornate in litri di vino, perché 24 ore sono troppe per chi si ritrova a dover vivere da morto, mero involucro condannato a respirare...e allora quel vino funge da ponte effimero fra loro e il resto del mondo. Rico...e tutti i disperati che lui incontra sul suo cammino (Titì, Dedè, Felix, Mirjana...) sono uomini che "hanno l'inverno addosso", che sono passati dal castello alla fogna senza neanche rendersene conto e senza accorgersene hanno smesso di esistere, per la società prima, e per se stessi dopo...o forse no, forse loro sono morti il giorno stesso in cui l'amore ha voltato loro le spalle andandosene via, e portandosi dietro i sogni, le speranze, il rispetto di se stessi... Tante porte che si chiudono, una dopo l'altra, fino all'ultima. L'ultima prima dell'Inferno. Izzo riesce a trasformare la miseria in poesia, riesce a dare voce a chi, in fondo, ha smesso di parlare da tempo, riesce a farti provare, leggendo questo romanzo, un dolore così intenso e profondo...da risultare dolce. Rico sono io, sei tu, chiunque abbia messo la propria felicità nelle mani di un sogno...tradito, e non sia riuscito a rimanere a galla. Perché quando non riesci a vedere più nessuna luce, nessun barlume di affetto, di futuro, negli occhi di tuo figlio, allora forse il tempo di combattere è finito...e non ti rimane che cercare, dopo tanto freddo sopportato (fuori e dentro), un po' di sole, un po' di calore, per poter ridare vita ad un ricordo e poi...andare a morire. Ma non tutti gli emarginati sono "Rico", incapace di mendicare, di rubare, di fare del male (se non a se stesso), a volte, c'è chi è ancora più miserabile della miseria, chi è più marcio dei luridi rifiuti in cui fruga per mangiare. Perché la cattiveria non conosce ricchezza, né povertà... Un libro che mi ha smosso mille sentimenti, che ha completamente messo in discussione il mio punto di vista, che mi ha fatto sentire una privilegiata senza, però, darmi alcuna rassicurazione. Uno dei rarissimi casi in cui, chiuso il libro, ho avuto una fortissima voglia di ricominciarlo. Può sembrare strano, ma, per me, questo è un romanzo d'amore. Sì, proprio d'amore.
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        Paola Tabellario 20 agosto 2010
«... la profonda voce di Leonard Cohen credo si sposi bene con questo libro, io ci vedo bene Chelsea Hotel #2 (anche se la scelta di una ballata di Cohen non è proprio facile), il testo ovviamente non ha niente a che fare con la tematica del libro,o forse un pochino si, Cohen dedicò questa canzone a Janis Joplin, in sua memoria, mi da l'idea della mancanza, delle occasioni perse e del rimpianto,e del ricordo che stampa un sorriso dolce sulle labbra, mi fa pensare a Rico, ai suoi sogni disillusi, alle sue speranze tradite alla sua rabbia, a come in un attimo tutto cambia, sprofonda e chi ti sta intorno ti esclude, ti evita e non ti comprende, arrogandosi il diritto di giudicarti o di commiserarti, il loro pensiero si ferma ad una dimensione di vita quotidiana, fatta di routine, di comodità, di sogni dove un futuro è ancora possibile, e non si rendono conto che tu quella dimensione l'hai abbandonata da tempo e non credi più, non te ne frega più niente di nulla e i loro problemi quotidiani ti sembrano della vacuità, però il libro non è solo questo in Rico c'è speranza, e rabbia che nasce dalla stessa speranza, ci sono sogni, amari ma sempre sogni, ci sono ricordi, e ci sono sentimenti più profondi di quelli che tutti sbandierano tutti i giorni ai quattro venti, ma dei quali in realtà non conoscono il vero significato. I remember you well in the Chelsea Hotel, you were talking so brave and so sweet, giving me head on the unmade bed, while the limousines wait in the street........ »
 
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