Sotto cieli noncuranti - Benedetta Cibrario - copertina
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Letteratura: Italia
Sotto cieli noncuranti
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Descrizione


Matilde ha dodici anni. Non sopporta i guanti spaiati e compie piccoli, bizzarri rituali per addomesticare la realtà, per darle un ordine. È un dicembre torinese, pieno di neve e di ombre. Pochi giorni prima di Natale, il padre di Matilde, il magistrato Giovanni Corrias, è chiamato a indagare sul caso di un bambino morto in circostanze misteriose. Mentre avvia i primi accertamenti e formula le prime ipotesi sua moglie viene investita da un'auto, ed è come se la sorte disegnasse una sua geometrica contemporaneità. Al colpo durissimo il magistrato risponde facendo leva sul senso del dovere e della professione, aggrappandosi alle indagini in corso. Violaine, una giovane poliziotta laureata in psicologia, lo aiuta a ricostruire la sequenza dei fatti. Matilde, intanto, osserva gli adulti e il loro dibattersi alle prese con la fragilità dell'esistenza. Con ostinata tenerezza si domanda in che maniera curare il dolore del padre e delle sorelle, nella convinzione che spetti a lei tentare di aggiustare quello che si è improvvisamente rotto, e alla geometria oscura della morte se ne sovrappone un'altra, luminosa e impalpabile.

Dettagli

5 ottobre 2009
254 p., Brossura
9788807018008

Valutazioni e recensioni

  • Liliana Barra

    Il racconto comincia aprendo una finestra su una famiglia normale; una madre occupata a tenere a bada tre figlie, un marito magistrato e un cane, alla vigilia di Natale, con tante cose da fare: la spesa, i regali, e mai un po’ di tempo per sé. Poi, all’improvviso, una macchina le sbanda addosso e la uccide. La perdita inattesa, l’assenza permanente che sostituisce una presenza continua, le bambine, il padre, il cane… tutti costretti a fare i conti con questa improvvisa realtà. Un’altra storia, quella che sembra la principale: la morte improvvisa di un bambino: l’inchiesta che deve spiegare se si è trattato di incidente domestico o omicidio. Un altro dolore, anch’esso improvviso, inaspettato, in una famiglia altrettanto normale. Il registro della narrazione cambia continuamente: le protagoniste femminili parlano in prima persona, il racconto scorre in terza persona. Ogni paragrafo introduce un personaggio nuovo, lo descrive, lo colloca nella storia: pezzi di puzzle che ti spiazzano ogni volta, sembrano non avere niente in comune con gli altri fino alla fine, quando l’opera sarà compiuta: tutti andranno al loro posto e quello che sembrava non avere un senso ce l’ha. Non è perfezione, questo no, è l’ingiustizia della vita, sono i “cieli noncuranti” sotto cui siamo costretti a vivere. L’esistenza di ognuno tange quella dell’altro senza mai compenetrarla realmente, ci si accorge del dolore dell’altro, si vorrebbe fare qualcosa, ma c’è anche il proprio da curare…

  • ANTONIO DE NIZZA

    Sotto cieli noncuranti è un libro senza troppe pretese, un modesto esempio di narrativa di consumo. La trama è quanto mai semplice e scarna, e purtroppo pare risentire dell’influenza esercitata dalla cronaca giornalistica (temi abusati e sensazionalistici come le infedeltà coniugali,i presunti crimini commessi fra le mura di casa,etc.) e dai telefilm polizieschi, in cui all’indagine su un caso si accompagna la narrazione delle vicende private dei personaggi: nell’innevata Torino alle soglie del Natale il magistrato Giovanni Corrias è chiamato a indagare sull’inspiegabile morte del bambino dei coniugi Serra, seguita da un corollario di dubbi sulla madre, sola con il figlio al momento del decesso. Ma proprio all’inizio delle indagini Giovanni apprende dell’incidente fatale accaduto alla moglie Chiara, investita da un’auto. L’uomo, affranto, cerca di alleviare il proprio strazio dedicandosi completamente all’attività investigativa, nella quale è aiutato dalla giovane poliziotta Violaine Griot, la quale peraltro cerca di prendersi cura anche delle figlie del magistrato, Caterina,Matilde e Beatrice, che a modo loro affrontano il dolore per l’improvvisa scomparsa della madre. Le prime pagine scorrono lente e quasi disorientano il lettore, annoiato da un’ambientazione fredda, grigia e monotona. A fronte di una storia esile e spesso scontata l’autrice riesce tuttavia a intrigare grazie all’abile intreccio delle diverse prospettive dei personaggi e a una tecnica narrativa originale. Lo stile paratattico, spezzato da una punteggiatura frequente (non sempre piacevole), unito all’intersezione fra narrazione, discorsi diretti e indiretti, pensieri e riflessioni dei personaggi risulta il più delle volte rapido e avvincente, ma talvolta le inutili digressioni e dei flussi di coscienza appena abbozzati distraggono e spengono bruscamente l’interesse. Non mancano irritanti cadute di stile dell’autrice: cosa si cela dietro la citazione continua dei marchi di aziende varie? Pubblicità occulta? Perché la Cibrario scrive di Ipod e non di semplici lettori mp3 o dice Mercedes e non auto di grossa cilindrata o ancora Glenmorangie e non whisky scozzese? Perché servirsi di etichette preconfezionate e non del proprio estro? Forse un’eccessiva volontà di conferire realismo al racconto? La caratterizzazione dei personaggi appare superficiale e la descrizione prolissa dei comportamenti delle bambine e del loro mondo infantile rischia di sfociare nella banalità. I temi affrontati sono triti e ritriti, nonché privi di un’adeguata riflessione in proposito: l’imprevedibilità del fato, la morte, il dolore, l’elaborazione del lutto, l’amore coniugale e adulterino, la routine quotidiana,… La scrittrice non vi apporta granché di nuovo. Il libro è in sostanza insipido e quasi amorfo e al lettore non resta che riporre sullo scaffale questo volumetto noncurante e gettarsi subito su un buon Dostoevskij, per rincuorarsi almeno un po’.

  • ALBA CAPPELLIERI

    il magistrato Corrias è al cinema con la moglie quando gli comunicano che è stato incaricato di un caso per la morte di un bambino. Accompagna la moglie a casa, ignaro che tra pochi minuti sarà investita da una macchina. Dolori che si incrociano, mancanze varie si dipanano in una narrazione da psicanalisi spiccia e anche un pò noiosa. L'amore per la montagna condisce il tutto....dopo Rosso Vermiglio ci si aspettava di meglio!

Conosci l'autore

Foto di Benedetta Cibrario

Benedetta Cibrario

1962, Firenze

Benedetta Cibrario, scrittrice italiana, è nata a Firenze nel 1962. Laureata in Storia e Critica cinematografica, durante gli anni universitari collabora con il “Giornale dell’Arte” e con “L’Espresso”. Dopo l’università si trasferisce più volte tra l’Italia e l’Inghilterra, per motivi professionali. Esordisce nel 2007 con un romanzo pubblicato da Feltrinelli, Rossovermiglio, che l’anno seguente si aggiudica il Premio Campiello e viene pubblicato in diversi paesi europei. Nel 2009, invece, esce Sotto i cieli noncuranti (Feltrinelli), premiato con il Premio Rapallo Carige 2010. Negli anni successivi seguono il romanzo breve Lo scarnuso (Feltrinelli, 2011) e Il rumore del mondo (Mondadori, 2018).

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