Sotto la sabbia dorata. Prigionia in Africa - Daniele Astolfi - copertina
Sotto la sabbia dorata. Prigionia in Africa - Daniele Astolfi - copertina
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Sotto la sabbia dorata. Prigionia in Africa
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144 p.
9791259881595

Valutazioni e recensioni

  • Francy_Lyr
    Per non dimenticare

    La storia, la guerra, tutto trasmesso tramite un diario, in presa diretta, in prima persona. Daniele Astolfi trova il diario del nonno, che la guerra l'ha vissuta davvero, così commemora la sua memoria e pone i riflettori su un quando e un dove che non vanno dimenticati, sulle sofferenze dei soldati italiani, la fame e persino le torture. Un diario a sua volta leggermente romanzato ma molto fedele all'originale. Appassionante, coinvolgente, istruttivo.

  • Renzo
    Guerra e prigionia

    Fra le cose lasciate alla sua morte da Antonio Astolfi figura anche un manoscritto ingiallito, centoquindici fogli di carta che costituiscono il suo diario della guerra in Africa e della successiva prigionia. Il nipote Daniele, oltre a sentirsi in dovere di leggerli, li ha anche opportunamente trascritti, a beneficio non solo suo e dei familiari, ma, grazie alla pubblicazione, anche di terzi che così, leggendo, sono venuti a conoscenza del dramma che ha colpito tanti italiani che hanno combattuto in Libia. Personalmente il mio interesse è stato un po’ diverso, perché pagina dopo pagina ho cercato di ripercorrere gli stessi itinerari, di rivivere gli stessi eventi della guerra mio padre, che era presente nella stessa epoca e nei medesimi luoghi, non come fante delle Camicie nere, bensì come sottufficiale dell’artiglieria contraerea. Avevo sperato, dalla foto di copertina che riproduce un cannone da 90/53 (il pezzo antiaereo più moderno in dotazione al Regio Esercito) che anche Antonio Astolfi fosse un artigliere e magari un compagno di batteria di mio padre, ma come ho indicato non è così; rimane però la stessa esperienza, nello stesso teatro e nei medesimi giorni. Quindi leggendo del nonno dell’autore è come se rivivessi l’analoga vicenda di mio padre, con gli stessi sentimenti e perfino le stesse sofferenze. La controffensiva nel dicembre 1940 del generale inglese Archibald Wavell acclarò drammaticamente la nostra impreparazione e così Antonio Astolfi fu partecipe di una sanguinosa ritirata che si concluse per lui con la prigionia. Come mio padre fu tradotto al campo di Ismailia in Egitto, un lager dei peggiori, dove il cibo era una rarità e pure l’acqua non abbondava, forse più simile a un lager tedesco che a una struttura di detenzione. Non vado oltre per ragioni di spazio, mi limito solo a consigliare di leggere questo libro per chi desidera conoscere l’aspetto umano di una tragica guerra nel deserto.

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