Torna Juri Camisasca (dopo 17 anni) e per la prima volta realizza un disco a 4 mani grazie alla interazione con Rosario Di Bella. Questo disco contiene almeno due capolavori: Il canto della beatitudine (stupefacente testo sincretico tra Oriente e Occidente) e Suprema identità (uno dei vertici della poetica di Camisasca, testo in bilico tra puntuale descrizione e illuminante metafora, musica che è puro brivido), due brani in cui la voce (sempre eccellente, per non dire di più) di Camisasca è lasciata libera di stagliarsi nello spazio acustico, solo leggermente aiutata dagli strumenti (in particolare dal pianoforte elegante di Carlo Guaitoli). Sempre in relazione ai brani scritti da Camisasca segnalo anche una eccellente versione de Il sole nella pioggia (a suo tempo incisa da Alice) dagli archi insistenti e l’elettronica suggestiva, una Luce dell’India in bilico tra autobiografismo ed esotismo, Se incontri il Buddha con le tastiere profumate di India anche questa benissimo interpretata . Per quello che riguarda Di Bella segnalo invece le interessanti Gabriel (chitarra e piano), Uriel (tappeto di tastiere e ritmica delicata) e Il mondo è costruito sull’amore (tutte e tre questi brani vedono ai testi Adriano Buldrini). Chiudiamo con le canzoni in cui c’è stata maggiore interazione nella coppia a partire dal singolo, interpretato da entrambi, Pace (bella ritmica, elettronica calda e avvolgente, testo semplice ma diretto ed efficace), Space and flowers (pastiche elettronico ricco di campionamenti), Cogli l’essenza (altro duetto), sorprendente reggae con echi gregoriani, fino allo strumentale elettronico Spirituality che a qualcuno potrebbe ricordare le atmosfere del Battiato/Joe Patti. Peccato sia mancata una adeguata promozione per lanciare questo disco al livello che meriterebbe.
