La follia di un artista che riuscì dopo numerose peripezie a liberarsi dai propri demoni per vivere finalmente una vita “serena”. L'avvincente storia di un amore travagliato che influenzò la sua arte nel bene e nel male. Un romanzo ben scritto e di piacevole lettura.
La sposa del vento
Un affascinante romanzo d’esordio sul pittore Oskar Kokoschka e l’amore fatale che lo legò ad Alma Mahler.
Alma e Oskar erano il centro immutabile della tela, rannicchiati in un letto che era una barca alla deriva, stretti in mezzo ai turbini incontrollati della tempesta. Un viaggio abissale. «Allora, cosa te ne pare?». Alma fissava il quadro senza dire una parola. Il silenzio era pesante, interrotto solo dai tuoni che facevano vibrare i vetri del solaio. «Siamo proprio noi».
Nella Vienna d’inizio Novecento, il giovane e solitario Oskar Kokoschka trasforma i suoi demoni in opere d’arte, suscitando sdegno e grande scandalo. Grazie all’aiuto del Maestro Klimt, l’artista riesce pian piano ad affermarsi frequentando i circoli intellettuali più prestigiosi e facendosi notare per l’eccezionalità del suo lavoro. Le visioni mostruose e inquietanti che lo tormentano ogni notte, tuttavia, non gli danno tregua, almeno fino all’incontro con la bellissima Alma Mahler, magnetica musa di numerosi artisti, da poco rimasta vedova del celebre musicista. Il sentimento che travolge Oskar lo libera momentaneamente dai demoni che lo perseguitano e lo porta a vivere il periodo più fortunato della sua carriera, in cui produrrà capolavori indimenticabili come La sposa del vento, dipinto immaginifico ispirato al suo amore per Alma. Quando però la donna decide di lasciarlo e l’Europa è sconvolta dall’incubo della guerra, Oskar precipita di nuovo nell’abisso e, in preda al delirio, si fa costruire una bambola con le fattezze dell’amata, che paradossalmente lo aiuterà a dimenticarla. In una Mitteleuropa ormai al tramonto, nell’imminenza della prima guerra mondiale, il romanzo ricostruisce le atmosfere dei circoli culturali del tempo dando vita alle passioni, ai turbamenti e alle manie di uno degli artisti più innovativi e originali del secolo scorso. La sposa del vento è il racconto di un’ossessione sullo sfondo di un continente in decadenza, il resoconto incalzante di una storia tormentata e bruciante che si nutrì delle visioni del pittore rappresentando un momento unico nella storia dell’arte.
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Anno edizione:2024
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Giovanna 03 ottobre 2024Un viaggio nell'arte austriaca di inizio Novecento
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EsseCi 13 luglio 2024Un viaggio verso l'inferno
Una bellissima storia che ti porta dritto dritto verso la pazzia. È una storia di morte e rinascita, descritta così bene da fare inorridire e commuovere. Scritto con uno stile impeccabile e da una mano affascinante.
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Paolo 09 maggio 2024Un viaggio alchemico nella mente di un artista eccezionale
Ho avuto il piacere di leggere Scilla Bonfiglioli dagli esordi - non fatevi ingannare dalla definizione di romanzo d'esordio, è prolifica e in giro da molto tempo- e penso sinceramente che "La sposa del vento" sia la cosa migliore che abbia scritto. C'è dentro tutto quello che amo di lei: le bestie dell'acqua, le dee e i demoni, l'arte e la morte, la paura e la gioia. C'è dentro una ferita profonda, che si conclude con una catarsi di una bellezza commovente e crudele. Questa ferita è di Oskar Kokoschka ma è universale, e credo sia questo il motivo principale per cui ho amato questo romanzo. Tecnicamente è un lavoro eccelso. Tutto il romanzo è a colori: ci sono dei sezioni con delle palette precisissime che ti permettono di orientarti nello spazio, nel tempo e soprattutto nello scenario emotivo. Già che si è in tema, consiglio di mettersi i quadri di fianco man mano che l'autrice li descrive. L'effetto è strepitoso. Tutti i personaggi sono vivi. Alma Mahler, la sua amata, è centrale: per quanto nel romanzo venga spesso associata al marino, narrativamente era come un fuoco. Ogni volta che c'era sembrava illuminare le pagine, come una candela. Oskar è un protagonista particolarissimo. Un uomo piccolo e fragile, eppure gigante e vibrante. Sente tanto e sente troppo, e arriva tutto, ma allo stesso tempo lo si trova nello scarto tra lui e gli altri, è come se fosse in negativo. Una presenza dell'assenza. Forse perché, fino alla fine, lui *è* la sua ferita. E una ferita non è poi un buco che brucia? Fatevi un favore, e leggete questo romanzo e tutto il resto della produzione di Scilla Bonfiglioli.
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