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Anno edizione: 2024
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Questo libro è stata la mia prima lettura nella vita. Me ne sono innamorata subito, fin dalle prime pagine. Per gli amanti di romanzi storici, consiglio vivamente questo libro. È vero, non ci sono momenti romantici che ti fanno sognare ad occhi aperti e questo penso sia il suo punto forte.
Il libro delinea la figura di Costanza d’Altavilla, ultima erede della dinastia normanna. La donna, suora di clausura, viene chiamata dal nipote re Guglielmo (gravemente malato) a ricoprire un ruolo fondamentale per salvaguardare il futuro del regno. Costanza dovrà sposare Enrico di Svevia e concepire un erede. Il romanzo scorre tra giochi di potere e strategie delle parti (Svevi, Normanni e Papato).
Ho scelto questo libro in quanto conosco l'autrice e soprattutto sono una grande appassionata della figura di Federico II, dal mio punto di vista il più grande personaggio della storia europea. La prima parte del romanzo è ben scritta. I personaggi sono da subito distinti in buoni e cattivi, ma non mi aspettavo una complessità maggiore. La figura di Costanza è ben delineata e storicamente accurata. Ho apprezzato soprattutto la presentazione dei dubbi e delle titubanze della protagonista tra le ragioni della fede e quelle di Stato. Le cose cambiano nella seconda parte, dove perdura questa distinzione un po' troppo netta tra i buoni e i cattivi, ma il personaggio di Federico non regge. Viene presentato come un volgare scaricatore di porto che all'improvviso si trasformerà in Sandokan, prendendo a quattordici anni le redini del governo. La frequentazione degli ambienti popolari da parte di Federico non è storicamente confermata e, anche se fosse confermata, non credo che si esprimesse con una simile volgarità. Il risultato è un testo, che appare fuorviante dal punto di vista storico e banalizza profondamente una figura storica straordinaria, che meriterebbe maggiore rispetto.
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